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Noi europei e le elezioni Usa
I rischi di Trump e la continuità della Harris
Rocco Cangelosi 04/11/2024
Noi europei e le elezioni Usa
L'Economist di questa settimana da' un convinto endorsement alla candidatura di Kamala Harris, sottolineando i pericoli che potrebbero derivare all'Europa e al mondo intero da una nuova presidenza Trump sia per l'economia che per la politica internazionale. Analoga posizione prende il NYT; che a differenza del Washington Post di Bezos, si schiera apertamente a favore della candidata democratica, sottolineando i rischi che comporterebbe il ritorno di The Donald alla Casa Bianca per la stessa democrazia americana. La Trumpeconomics imperniata sul principio dell'America first comporterebbe un deciso ritorno al protezionismo con alti dazi destinati a frenare le esportazioni cinesi ed europee con gravi ripercussioni sul commercio internazionale e un conseguente aumento dei prezzi. Ma il cambiamento più radicale che potrebbe derivare dalla Presidenza Trump riguarda la politica internazionale, a cominciare dalle due guerre in corso. Sull’Ucraina, la posizione di Trump è molto chiara. Partendo dal presupposto che si tratta di una questione europea che poco ha a che fare con la sicurezza americana, Trump spingera' per giungere a un cessate il fuoco e al congelamento del conflitto sulla base della situazione di fatto sul terreno. Putin, che ha ben compreso le intenzioni del candidato repubblicano, sta conducendo un'offensiva di vaste proporzioni per guadagnare quanto più terreno possibile e riconquistare la zona del Kursk invasa da truppe ucraine, avvalendosi anche del sostegno di soldati inviati dalla Corea del Nord. Non solo, ma per l'Europa il problema della difesa diverra' cruciale in quanto Trump, pur non abbandonando la NATO, pretendera' un maggiori spese per la difesa da parte europea. Per quanto riguarda il Medioriente, Trump che era stato promotore degli accordi di Abramo, rilancerà fortemente questa linea nell'intento di isolare l'Iran e creare un cordone sanitario intorno al regime di Teheran. In tale prospettiva non frenerebbe una nuova offensiva israeliana mirata a colpire i siti nucleari e petroliferi incoraggiando Netanyahu a "finire il lavoro" sui vari fronti aperti. Quali saranno i rapporti con la Cina è tutto da vedere. Il pragmatismo trumpiano e la sua forte tendenza all'isolazionismo potrebbero condurre l'America alla ricerca di un modus vivendi con Pechino delimitando le rispettive zone di influenza . Ma l'imprevedibilità' di Trump presidente e la sua ricerca dei coup de théâtre darebbe alla politica internazionale un generale senso di instabilità e di precario equilibrio in un contesto di tensioni crescenti nei vari scenari geopolitici.
Per contro, una presidenza Harris rappresenterebbe la continuità con Biden e darebbe maggiore sicurezza ai rapporti euro atlantici. Continuerebbe a battersi per una pace giusta per l'Ucraina e non la abbandonerebbe al suo destino come farebbe Trump. Per il Medioriente Harris continuerebbe ad operare per una stabilizzazione della regione, rilanciando il processo di pace e mantendo vivo il sempre più fievole mantra dei "due popoli due stati". In altre parole rassicurerebbe in tutti gli scacchieri la comunità internazionale dando continuità alle politiche di Biden che hanno ottenuto soprattutto in economia notevoli successi anche se non sufficientemente percepiti dall' elettorato americano. Gli ultimi sondaggi danno in vantaggio Trump in quasi tutti i swing States, anche se il margine di errore e' del 3%. Una sorpresa viene però dallo Iowa, non un swing state finora annoverato come repubblicano dove adesso Kamala Harris è data in vantaggio di tre punti. Il partito democratico concentra le sue ultime speranze sul voto delle donne americane e su quei repubblicani che come Liz Cheney non voteranno per Trump. Kamala deve tuttavia combattere anche contro molti pregiudizi di una gran parte dell'elettorato maschile che guarda con diffidenza a un possibile presidente donna e di colore. Superare tutti questi ostacoli non sarebbe solo una vittoria per la democrazia americana, ma un forte segnale contro i regimi più o meno autocratici che stanno prendendo piede nel mondo.
Per contro, una presidenza Harris rappresenterebbe la continuità con Biden e darebbe maggiore sicurezza ai rapporti euro atlantici. Continuerebbe a battersi per una pace giusta per l'Ucraina e non la abbandonerebbe al suo destino come farebbe Trump. Per il Medioriente Harris continuerebbe ad operare per una stabilizzazione della regione, rilanciando il processo di pace e mantendo vivo il sempre più fievole mantra dei "due popoli due stati". In altre parole rassicurerebbe in tutti gli scacchieri la comunità internazionale dando continuità alle politiche di Biden che hanno ottenuto soprattutto in economia notevoli successi anche se non sufficientemente percepiti dall' elettorato americano. Gli ultimi sondaggi danno in vantaggio Trump in quasi tutti i swing States, anche se il margine di errore e' del 3%. Una sorpresa viene però dallo Iowa, non un swing state finora annoverato come repubblicano dove adesso Kamala Harris è data in vantaggio di tre punti. Il partito democratico concentra le sue ultime speranze sul voto delle donne americane e su quei repubblicani che come Liz Cheney non voteranno per Trump. Kamala deve tuttavia combattere anche contro molti pregiudizi di una gran parte dell'elettorato maschile che guarda con diffidenza a un possibile presidente donna e di colore. Superare tutti questi ostacoli non sarebbe solo una vittoria per la democrazia americana, ma un forte segnale contro i regimi più o meno autocratici che stanno prendendo piede nel mondo.
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