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La settimana Onu tra guerre e riforme mancate

L'escalation in Libano, il “piano della vittoria” di Zelensky e le minacce di Putin

Rocco Cangelosi 30/09/2024

La settimana Onu tra guerre e riforme mancate La settimana Onu tra guerre e riforme mancate La settimana onusiana ha dimostrato ancora una volta la incapacità  dell'attuale organizzazione delle Nazioni Unite di assicurare la pace e il rispetto del diritto internazionale. Mentre infatti i leader di tutto il mondo si alternavano sul podio del Palazzo di vetro, le azioni di guerra nei due teatri principali di crisi, Medioriente e Ucraina,si intensificavano senza tener minimamente conto degli appelli alla pace e dei tentativi di mediazione messi in atto da Biden, Paesi europei e Paesi arabi moderati.  L'attacco israeliano al Libano e l'uccisione  del leader  Nasrallah insieme ad altre figure di rilievo  di Hezbollah può  segnare uno spartiacque nel tormentato contesto mediorientale. Non è  detto che la decapitazione del vertice del Partito di Dio possa essere considerata sufficiente dal governo israeliano per garantire la sicurezza del Nord del Paese e il rientro nelle proprie case degli sfollati dalla Galilea. La presa dell'aeroporto di Beirut e l'intensificazione dei raid e della caccia ai dirigenti di Hezbollah fa presupporre che Netanyahu si prefigga obbiettivi più  ambiziosi e accarezzi l'idea di regolare definitivamente i conti con l'Iran soprattutto  adesso che l'operazione "New order" lanciata in Libano gli ha fatto riguadagnare il consenso finora traballante della popolazione  israeliana. La Guida Suprema della Repubblica islamica Khamenei ha chiamato a raccolta il mondo musulmano  contro Israele e minaccia l'invio di truppe in Libano. Ma mentre la umma sciita piange la morte di Nasrallah, quella sunnita in Libano e Siria festeggia la notizia.
 
Per quanto riguarda l'Ucraina Zelensky  torna a parlare di “piano per la vittoria” e cerca di ottenere dall'attuale e dalla futura Presidenza Usa  sostegno per gli attacchi in territorio russo, nonostante il rischio sempre più  alto di un confronto  NATO-Russia dopo  il caveat  lanciato da Putin. In una  situazione  sempre più  incandescente  sui due scenari di guerra,  la Comunità  internazionale  dovrebbe  intervenire  con misure  adeguate  tramite il  suo massimo organo  che è  il Consiglio  di Sicurezza (Cds) .
Sappiamo bene tuttavia che i veti e i contro-veti paralizzano ormai da anni ogni decisione degna di rilievo e difficilmente potrà essere diversamente anche questa volta. Si torna pertanto a parlare nuovamente di riforma dell’Onu e del Cds. Gli Usa propongono di conferire  immediatamente all'Africa 2 seggi permanenti (senza diritto di veto) e 1 seggio a rotazione ai Paesi insulari per dare un segnale al Global South. Giappone, Germania, India e Brasile insistono per il loro upgrading nel Cds. L'Italia, per evitare di essere la perdente in un eventuale rimescolamento delle carte, ha rispolverato il progetto" United for consensus". elaborato dall'allora Ambasciatore Fulci, ma rimasto  senza grandi possibilità  di successo. L'impressione  è  che della Riforma non se ne farà nulla ancora per lungo tempo e l'ONU rimarrà  non una palude antisemita come afferma Netanyahu,  ma sicuramente una palude inconcludente. Verrebbe da dire con Tito Livio “dum in  ONU  consulitur..."
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