- Se Israele spara al mondo
- Il “nuovo ordine” di Netanyhau
- Contundente
- Lo scontro Orban-Von der Leyen (con Meloni nel mezzo)
- Musk, il “supermiliardario saltellante”
- Israele un anno dopo
- Il conflitto Israele-Iran
- Contundente
- Contundente
- La settimana Onu tra guerre e riforme mancate
- Meloni all'Onu con la “sindrome Nanni Moretti”
- Contundente
- Francia, la sfiducia colpisce i bond
- Israele porta la guerra in Libano
- La spaccatura della maggioranza sull'Ucraina
La crisi tedesca, ombra sull'Europa
La leader di Afd Weidel e' giunta a minacciare la Dexit, l'uscita dalla Ue
Fabrizio Galimberti 24/09/2024
La crisi tedesca, ombra sull'Europa
“Dexit”: chi era costui?, avrebbe detto don Abbondio. Dopo la Brexit, dopo le passate minacce della Grexit e dell’Italexit, fino alla più recente evocazione della Frexit, la Dexit (exit della Deutschland) evoca a sua volta l’uscita della Germania dall’Unione europea. Ma chi ha parlato di Dexit? Imbaldanzita dai successi elettorali, la leader dell’estrema destra tedesca (AfD), Alice Weidel, ha pronunciato l’impronunciabile, minacciando una Dexit se l’Ue non dovesse rigar dritto (cioè se non facesse quel che l’AfD vorrebbe facesse). Non succederà. Ma è importante capire perché l’inatteso neologismo è saltato fuori. Il pizzico di ‘Schadenfreude’ nel constatare che la Germania è in crisi deve cedere il passo a una preoccupazione: se il Paese cuore e motore dell’economia europea, vedesse il cuore perder colpi e il motore battere in testa, sarebbe peggio per tutti: siamo tutti nella stessa barca. Le ragioni della stagnazione tedesca vanno al di là dell’economia (crisi dell’auto, non più energia a buon mercato dalla Russia, shock da inflazione – aveva superato l’11% nella crisi recente…). il capo della Deutsche Bank, Christian Sewing, ha detto pochi giorni fa che i tedeschi devono lavorare di più e più a lungo (secondo l’Eurostat in media i tedeschi lavorano 28 ore alla settimana, contro le 34 della media Ue): “Non ce la faremo con 28 ore alla settimana e la pensione a 63 anni”. Gli investitori internazionali, ha soggiunto, cominciano a “dubitare della nostra capacità di far meglio, ma in particolar modo della nostra volontà di far meglio”.
Si capisce allora come la stagnazione tedesca abbia radici profonde. E si capisce come la Germania sia oggi messa di fronte a scelte difficili di finanza pubblica, scelte che affrontano quell’altro pilastro della psiche teutonica che è l’equipazione fra ‘debito’ e ‘colpa’ ( la parola tedesca ‘schuld’ vuol dire ambedue le cose). La Germania continua a violare (dal 2010 ormai) quella statuizione della ‘Macroeconomic Imbalance Procedure’ che prevede un massimo del 6% del Pil per il surplus corrente di ogni Paese. Il rimedio? Dare più spazio alla domanda interna. Oggi il Governo tedesco si potrebbe approvvigionare di fondi a tassi reali nulli se non negativi, e li potrebbe impiegare in investimenti infrastrutturali di cui ha un gran bisogno, dopo averli sacrificati per anni allo scopo di mantenere una finanza pubblica “virtuosa”. Non facendolo, la Germania rende un disservizio a se stessa e agli altri.
Si capisce allora come la stagnazione tedesca abbia radici profonde. E si capisce come la Germania sia oggi messa di fronte a scelte difficili di finanza pubblica, scelte che affrontano quell’altro pilastro della psiche teutonica che è l’equipazione fra ‘debito’ e ‘colpa’ ( la parola tedesca ‘schuld’ vuol dire ambedue le cose). La Germania continua a violare (dal 2010 ormai) quella statuizione della ‘Macroeconomic Imbalance Procedure’ che prevede un massimo del 6% del Pil per il surplus corrente di ogni Paese. Il rimedio? Dare più spazio alla domanda interna. Oggi il Governo tedesco si potrebbe approvvigionare di fondi a tassi reali nulli se non negativi, e li potrebbe impiegare in investimenti infrastrutturali di cui ha un gran bisogno, dopo averli sacrificati per anni allo scopo di mantenere una finanza pubblica “virtuosa”. Non facendolo, la Germania rende un disservizio a se stessa e agli altri.
Altre sull'argomento
Un'Europa poco bancaria
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
I numeri ignorati sull'auto
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Una scelta necessaria: investire
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Altro parere
Volkswagen e noi. La crisi elettrica fulmina il lavoro
Volkswagen e noi. La crisi elettrica fulmina il lavoro
Pubblica un commento