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Francia: dopo due mesi, fumata bianca

Ma non sappiamo se il Primo Ministro Barnier riuscirà a governare

Riccardo Perissich 06/09/2024

Francia: dopo due mesi, fumata bianca  Francia: dopo due mesi, fumata bianca Due mesi dopo le elezioni legislative, compresa la tregua olimpica e interminabili tergiversazioni attorno a una girandola di nomi, Macron ha finalmente nominato un Primo Ministro nella persona di Michel Barnier. Per chi non lo conoscesse, è un membro del partito neo-gollista LR, ex Ministro e Commissario europeo, nonché apprezzato negoziatore dell’UE con la Gran Bretagna per il seguito di Brexit; soprattutto, cultore del compromesso. È una carriera che gli darebbe sicure credenziali europee, se non fosse per il fatto che quando partecipò alle primarie del suo partito creò sensazione annunciando, se eletto Presidente, un referendum per liberare la Francia dall’obbligo di rispettare le decisioni della Corte di Giustizia Europea sull’immigrazione: uno dei nodi che avevano condotto a Brexit. Il fatto che Barnier sia nominato, non ci dice ancora che tipo di governo formerà, ma soprattutto se riuscirà a governare. Il governo francese non ha bisogno del voto di fiducia, ma può in qualsiasi momento essere sfiduciato dal Parlamento. Le elezioni hanno prodotto un’Assemblea divisa in tre blocchi, più i residui del gollismo, in cui il fronte popolare di sinistra (NFP) è il più numeroso, ma non distante dagli altri due: quello centrista “macronista” e l’estrema destra di Marine Le Pen (RN). Le ultime settimane sono state occupate dalla pretesa di NFP di formare il governo, per cui aveva espresso una candidatura unitaria.
 
Pretesa respinta da Macron perché un simile governo sarebbe stato immediatamente censurato. Il problema, che peraltro persiste, era quello dell’esistenza di una qualsiasi maggioranza. In un altro paese le forze politiche avrebbero trovato il modo di formare una coalizione. Il problema è che il concetto di coalizione è estraneo alla cultura della V Repubblica. Lo stallo si sarebbe potuto superare solo in un modo: la rottura del NFP e l’abbandono da parte dei socialisti degli elementi più tossici del programma imposto dell’estrema sinistra di Mélenchon. Ciò non è finora avvenuto per la sudditanza psicologica dei socialisti nei confronti di Mélenchon, che ha reso impossibile l’ipotesi di nominare un socialista moderato come l’ex Primo Ministro Bernard Cazeneuve. Come se non bastasse, tutti i leader vedono la situazione unicamente in funzione delle elezioni Presidenziali del 2027. Macron è il Presidente più impopolare e nessun “presidenziabile” vuole collaborare a un governo almeno in parte legato a lui.
 
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