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Trump vs. Harris: un populismo estremo contro uno moderato
In Europa diremmo che Harris è socialdemocratica, ma in America questo termine piace poco
Giampaolo Galli 05/09/2024
Trump vs. Harris: un populismo estremo contro uno moderato
Come tutti sanno, la campagna elettorale americana la si vince non sui programmi ma sulle “vibes”, che tradotto letteralmente significa “vibrazioni”. E i sondaggi stanno dicendo che il tono pacato e anzi gioioso di Kamala Harris sta riuscendo far vibrare le corde giuste negli elettori. Sullo sfondo i programmi, pur non essendo in alcun modo declinati, sono abbastanza chiari. Con Trump, ci sarà una serie di misure destinate produrre più inflazione. I dazi innanzitutto: oltre il 100% sulle auto cinesi, ma anche sui prodotti dei paesi alleati, in Europa ed Estremo oriente, come già era successo durante il precedente mandato. Ci sarà una mano pesante sulla Federal Reserve affinché abbassi i tassi di interesse; peraltro Trump ha affermato di avere più intuito di Jerome Powell sulle cose che deve fare la Fed (sic!). Forse vi sarà una certa scarsità di manodopera – dunque una qualche pressione aggiuntiva sui salari - se Trump riuscirà ad attuare almeno una parte del suo programma anti-immigrazione – essendo a tutti chiaro che la “deportazione in massa” non è fattibile ed è solo uno slogan elettorale. Non è chiaro poi in quale misura Trump vorrà seguire i consigli del programma 2025 della Heritage Foundation, che propone di smantellare gran parte del (non ricchissimo) welfare americano, a cominciare dall’ Obama Care in materia di sanità.
Al populismo estremo di Trump, Harris oppone un populismo moderato, nei toni e nei contenuti; rispetto alle sue posizioni del passato, Harris ha fatto una robusta virata al centro per conquistare gli elettori moderati. E tuttavia la sua proposta centrale - sanzionare le imprese che speculano sui prodotti alimentari – è assai poco convincente, così come è poco convincente la proposta di erogare un credito di imposta di 25 mila dollari per aiutare chi compra la prima casa; il problema del costo delle abitazioni (in acquisto e in affitto) è reale, ma un sussidio alla domanda, anziché all’offerta, rischia di aggrevare il problema degli alti costi. Molte altre proposte di Harris sono sensate (aiutare le famiglie con figli, garantire a tutti i bambini almeno un pasto caldo al giorno) e nel complesso appaiono come i pezzi di un lego che visto nel suo insieme appare piuttosto simile al welfare socialdemocratico dei paesi scandinavi. Tuttavia, con gran scorno dei commentatori dei principali giornali, la visione d’assieme non viene mai esplicitata. E forse è bene che sia così: la socialdemocrazia non ha buona stampa in America. E Harris deve difendersi dal tycoon che l’accusa addirittura di essere comunista.
Al populismo estremo di Trump, Harris oppone un populismo moderato, nei toni e nei contenuti; rispetto alle sue posizioni del passato, Harris ha fatto una robusta virata al centro per conquistare gli elettori moderati. E tuttavia la sua proposta centrale - sanzionare le imprese che speculano sui prodotti alimentari – è assai poco convincente, così come è poco convincente la proposta di erogare un credito di imposta di 25 mila dollari per aiutare chi compra la prima casa; il problema del costo delle abitazioni (in acquisto e in affitto) è reale, ma un sussidio alla domanda, anziché all’offerta, rischia di aggrevare il problema degli alti costi. Molte altre proposte di Harris sono sensate (aiutare le famiglie con figli, garantire a tutti i bambini almeno un pasto caldo al giorno) e nel complesso appaiono come i pezzi di un lego che visto nel suo insieme appare piuttosto simile al welfare socialdemocratico dei paesi scandinavi. Tuttavia, con gran scorno dei commentatori dei principali giornali, la visione d’assieme non viene mai esplicitata. E forse è bene che sia così: la socialdemocrazia non ha buona stampa in America. E Harris deve difendersi dal tycoon che l’accusa addirittura di essere comunista.
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