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Israele vuol regolare i conti con l'Iran

E il governo pensa al ritiro dei nostri duemila soldati dal Libano

Rocco Cangelosi 01/08/2024

Benjamin Netanyahu Benjamin Netanyahu L'uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh mentre si trovava a Teheran per l'insediamento del nuovo presidente iraniano, ha fatto seguito a distanza di poche ore a quella di Fuad Shukr, consigliere del leader di Hezbollah Nasrallah, colpito nel suo quartier generale nella zona sud di Beirut. Due attacchi mirati in risposta all'eccidio nel campetto di calcio di Majidal Shams che segnano probabilmente un punto di non ritorno nel conflitto mediorientale e mettono fine, salvo improbabili colpi di scena, a ogni possibilità di accordo per un cessate il fuoco nella striscia di Gaza. Netanyahu e la sua compagine governativa condizionata dall'ultra destra ortodossa sembra intenzionato a regolare i conti con l'Iran, ritenuto il manovratore occulto delle crisi che interessano contemporaneamente l'area mediorientale: la guerra di Gaza con Hamas, il conflitto con gli Houti nel Mar Rosso, l'escalation con Hezbollah in Libano. La situazione è estremamente pericolosa e potrebbe precipitare, se l'Iran decidesse di reagire a quelle che sono state due uccisioni mirate, attentamente studiate da Israele ma che colpiscono al cuore il sistema di potere degli Ayatollah.
 
I maggiori protagonisti della Comunità internazionale, in tutt'altre faccende affaccendati, non sembrano in grado di svolgere un efficace ruolo calmieratore per limitare l'estensione del conflitto. La Russia, alle prese con il conflitto ucraino, ha tutto l'interesse a vedere l'attenzione spostata su un altro scacchiere con la speranza di  chiudere i conti con Kiev. L'America, impegnata in una delle campagne elettorali più violente e incerte del secolo, non sembra in grado di esercitare la sua moral suasion su Netanyahu. Fortemente condizionata dalla lobby ebraica, l'Amministrazione Biden sembra infatti subire le iniziative del governo israeliano anziché riuscire ad indirizzarlo  verso un percorso di pace. La Cina a sua volta non ha nessuna intenzione di essere coinvolta nel ginepraio mediorientale, avendo come obbiettivo principale della sua politica estera il quadrante del Pacifico e la questione di Taiwan. Quanto all'Unione Europea, attualmente impegnata nella formazione della nuova Commissione, si conferma la marginalità se non l'irrilevanza del ruolo finora giocato nello scacchiere.
 
Tuttavia, nella congiuntura attuale si impongono decisioni rapide e concrete. Se infatti gli eventi dovessero precipitare gli effetti collaterali per alcuni Paesi europei presenti nell'area, tra i quali l'Italia, potrebbero essere devastanti. Basti pensare alla gestione del contingente Unifil, schierato a protezione della zona cuscinetto tra Libano e Israele, in cui sono impegnati oltre undicimila militari provenienti da 37 Paesi, tra i quali circa duemila soldati italiani. Crosetto pensa al ritiro. Ma una decisione andrà attentamente ponderata e concordata con i nostri partner per evitare di infliggere un ulteriore colpo al prestigio dell'Onu e al nostro Paese se si optasse per un ripiegamento unilaterale. Intanto il Consiglio di Sicurezza Onu convocato d'urgenza su richiesta iraniana, cercherà invano una via di uscita diplomatica alla crisi, paralizzato ancora una volta dagli inevitabili veti incrociati dei membri permanenti.
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VjKUQXaAoZJT 20/08/2024 12:32
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