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Disgelo forzato tra Biden e Xi Jinping

Ma il presidente Usa continua a ritenere “un dittatore” il leader cinese

Dario Laruffa 16/11/2023

Disgelo forzato tra Biden e Xi Jinping Disgelo forzato tra Biden e Xi Jinping Un lungo faccia a faccia di 4 ore, pranzo incluso. Non si vedevano da un anno, la villa che li ha ospitati, nell’amena campagna californiana ha favorito la stretta di mano in un clima rilassato. È andato bene l’incontro fra i leader delle due superpotenze: l’americano Joe Biden e il cinese Xi Jinping. Nulla di straordinario, tutto più o meno secondo le attese, ma non dimentichiamo che i rapporti Washington-Pechino sono ai minimi storici. Una considerazione “domestica”: è un risultato positivo per noi italiani, dato che, in un mondo interconnesso come il nostro, le relazioni fra i due giganti non possono appartenere alla categoria del “fatti loro”? Si, lo è. E non solo per buonismo politico, magari non infondato: il vertice ha sancito la ripresa dei colloqui militari e della “linea telefonica diretta”, fra i due presidenti, utile ad evitare che, per un qualche caso incidentale, ci piova sul capo un qualche bombolone nucleare. Lo è anche sul terreno economico. Non siamo la Germania, ma nel 2022 i nostri scambi commerciali con la Cina sono cresciuti (in percentuale) più di quelli di Berlino e Parigi: meccanica, farmaceutica, tessile e moda i settori principali. Un clima meno rissoso (pur se diffidente) favorisce i commerci.
 
Ma torniamo al vertice fra due Paesi che “non possono voltarsi le spalle” (Biden) oltretutto mentre l’economia globale è "in ripresa, ma con uno slancio lento, appesantita dal protezionismo" (Xi Jinping).  In forzato secondo piano le guerre in Ucraina e Medio Oriente. Xi è schierato con Putin e coi Palestinesi, la diplomazia americana spinge per una mediazione da parte cinese. Da tempo gli Stati Uniti non sono più il “gendarme della democrazia nel mondo” e Biden soffre di pressioni interne sia sul sostegno a Zelensky sia su quello a Israele. In California si è toccato il vero elemento di rischio per una terza guerra mondiale: Taiwan e le mire di Pechino di annettere l’isola alla madrepatria. Si vorrebbe evitare un clima da nuova “guerra fredda” declinata in versione Anni Duemila. Xi fa cenno a una “riunificazione pacifica”, senza però escludere l’uso della forza. Biden risponde citando “pace e stabilità” e aggiunge, “crediamo nello status quo”. Si attendono le elezioni del 2024 a Taipei, dovrebbe vincere un fronte meno ostile a Pechino dell’attuale governo.  Biden continua a definire Xi “un dittatore”, perché alla guida di una nazione comunista. Xi non gradisce e lancia un messaggio: Taiwan prima o poi tornerà a casa, con le buone o con le cattive.
Gli americani sperano in un lontano poi. E anche noi.
 
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