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Gaza, via d'uscita sempre più incerta

Israele non chiarisce quale potrebbe essere il futuro della striscia

Rocco Cangelosi 10/11/2023

Gaza, via d'uscita sempre più incerta  Gaza, via d'uscita sempre più incerta Il mantra di due popoli e due Stati tornato prepotentemente alla ribalta dopo gli attentati terroristici del 7 ottobre e della conseguente reazione israeliana su Gaza, sembra essere più un velo pietoso per nascondere la confusione che regna sulle prospettive del conflitto in corso, che una reale opzione politica. In effetti Israele, nonostante la sollecitazione dell'alleato americano, non chiarisce quali siano le condizioni di un successo per porre termine all'operazione di Gaza, né fornisce indicazioni su quello che potrebbe essere la futura sistemazione politico-amministrativa della Striscia. L'occupazione di Gaza è considerata da Washington estremamente rischiosa e suscettibile di accrescere l'isolamento di Israele e degli Stati Uniti nei paesi arabi. Questi ultimi, d'altra parte, ritengono il dibattito sui due Stati del tutto prematuro e chiedono innanzitutto il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi.
 
L'attuale Autorità palestinese è ritenuta troppo debole per essere un interlocutore credibile, né sarebbe ipotizzabile un suo subentro a Gaza grazie ai carri armati israeliani. Il naturale successore di Abu Mazen dovrebbe essere Marwan Barghouti, il “Mandela palestinese” nelle carceri israeliane, ma si pensa anche a Mohammed Dahlan, in esilio a Abu Dhabi, dichiarato nemico di Hamas, come soluzione transitoria. In ogni caso la prima cosa da fare prima di pensare alla futura sistemazione del problema palestinese e' garantire il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Una missione internazionale, auspicabilmente a guida Onu, dovrebbe poi garantire transitoriamente l'amministrazione della striscia e la sicurezza con una forza di interposizione. Il cammino appare tuttavia stretto e difficile e probabilmente potrebbe essere intrapreso solo con nuovi interlocutori, subentranti rispettivamente a Abu Mazen e Netanyahu.
 
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