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Von der Leyen e il nodo “green deal”

Il discorso dell'Unione della presidente della Commissione

Riccardo Perissich 15/09/2023

Von der Leyen e il nodo “green deal”  Von der Leyen e il nodo “green deal” Contrariamente all’impressione che si può ricavare dalla lettura di buona parte della stampa italiana, la pur lodevole e opportuna missione affidata a Mario Draghi di elaborare un rapporto sulla competitività dell’economia europea, non e’ stato il punto più importante del discorso su “lo stato dell’unione” di Ursula von derLeyen (UVDL) al Parlamento Europeo. Trattandosi dell’ultimo discorso prima della scadenza del suo mandato, un’ovvia chiave di lettura consiste nella ricerca di indizi sulla volontà di ricandidarsi. Pur essendo di gran lunga favorita, la rielezione non è affatto assicurata: ciò spiega la prudenza della “candidata”. È tuttavia chiaro che il discorso è andato largamente oltre un bilancio dell’opera compiuta; nella parte, preponderante, riservata alle sfide future, UVDL non si è limitata a una prospettiva di pochi mesi. Come indizio, non è male. Più importante però è esaminare il contenuto. Nell’indicare le prossime priorità dell’UE, UVDL ha logicamente anche elencato tutti i grandi temi che accompagneranno la prossima campagna elettorale per il Parlamento Europeo. Tutti i temi trattati (guerra in Ucraina, prossimo allargamento dell’UE, riforma delle istituzioni, rivoluzione tecnologica e intelligenza artificiale, immigrazione, gestione dell’euro) lo sono stati con precisione, ma in modo in fondo prevedibile: una estensione del faticoso cammino degli ultimi anni. In alcuni casi gli accenti sono stati quasi lirici. A proposito dell’Ucraina e della sua vocazione a entrare nell’UE, il bellissimo passaggio su Victoria Amelina, la giornalista ucraina tornata al fronte dopo aver posto in salvo suo figlio in Europa per raccontare le atrocità russe e uccisa da un missile, meriterebbe di essere letta nelle scuole come antidoto allo scetticismo che a volte dilaga.
 
Tuttavia la vera novità, che rischia di dividere la “maggioranza Ursula”, riguarda il futuro del “green deal”. Questo progetto, che all’inizio fu la vera caratteristica della nuova Commissione e che è poi diventato la principale bandiera dell’Ue, recentemente ha visto affievolirsi il consenso iniziale. In Europa non c’è nulla di comparabile al negazionismo che si vede in Usa, ma cresce la richiesta di maggiore cautela e gradualità. I temi sono numerosi: auto elettrica e concorrenza cinese o americana, rinnovo degli edifici, agricoltura. Ciò coinvolge soprattutto la destra, ma anche alcuni governi importanti (Francia, Germania, Italia, ma non solo). Il tentativo evidente di UVDL a Strasburgo è stato di dare segnali a destra, senza troppo scontentare chi a sinistra è particolarmente attento al cambiamento climatico. Ha messo con enfasi l’accento sulla necessita di preservare a tutti i costi la competitività dell’industria europea. Misura emblematica, l’apertura di una procedura contro i sussidi di cui godono le auto elettriche cinesi. Per il momento, l’esercizio retorico sembra aver dato buoni risultati e il discorso è stato generalmente ben accolto. Tuttavia, la vera sfida per la Commissione e UVDL si avrà nei prossimi mesi nei negoziati sulle misure concrete. Il ritorno in Olanda di Timmermans, il portavoce forse più controverso dell’intransigenza in materia di clima, facilita le cose. Tuttavia per tenere insieme la “sua” maggioranza, le parole per quanto abili, da sole non basteranno.
 
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