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La Cina riavvicina Arabia Saudita e Iran

Ora Ryad potrebbe allontanarsi dagli Accordi di Abramo con Israele

Rocco Cangelosi 13/03/2023

La Cina riavvicina Arabia Saudita e Iran  La Cina riavvicina Arabia Saudita e Iran La notizia del ripristino delle relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita e Iran, interrotte nel 2016 a causa dell'esecuzione del leader sciita Nimr-al Nimr e deterioratesi ulteriormente a seguito del conflitto in Yemen, rappresenta una svolta degna di nota per gli equilibri geopolitici della regione. Innanzitutto perché la ripresa delle relazioni tra i due Paesi avviene grazie alla mediazione di Pechino, che insieme a Oman e Iraq ha lungamente lavorato per giungere a questo risultato riempiendo il vuoto diplomatico lasciato da un'America e un Occidente distratti. L'accordo tra le due potenze mediorientali, l'Iran sciita e l'Arabia Saudita sunnita, è stato infatti finalizzato in Cina, dove erano in corso negoziati tra le due parti.
 
Il riavvicinamento di Ryad a Teheran, pur con tutte le cautele del caso, sembra allontanare l'Arabia Saudita dagli accordi di Abramo sui quali Israele e Usa avevano puntato per creare un cordone sanitario intorno all'Iran. Allo stesso tempo è  una risposta alle esitazioni degli Stati Uniti  a concedere a Ryad lo status di primo alleato non Nato con le conseguenti garanzie securitarie. I sauditi addebitano agli Stati Uniti anche lo scarso sostegno in Yemen e la loro reticenza a consentire all’Arabia Saudita l’accesso all’energia nucleare civile, proprio mentre Mosca è impegnata, attraverso la compagnia statale Rosatom, in diversi progetti di centrali. Stati Uniti ed Europa hanno fatto comunque buon viso a cattiva sorte accogliendo con favore l'accordo come un importante passo avanti per stabilizzare la regione.
 
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Maurizio Melani 14/03/2023 07:58
Concordo con quanto scritto da Rocco Cangelosi, rilevando tuttavia che l' attivita' diplomatica condotta ormai da un paio di anni da Iraq e Oman ospitando colloqui tra emissari sauditi e iraniani erano stati consentiti se non favoriti dagli americani che erano comunque costantemente informati di quel che accadeva. Su questo si e' poi abilmente inserita la Cina, fortemente interessata ad una stabilizzazione della regione per motivi di approvvigionamento energetico e di sviluppo dei corridori logistici tra lei e l'Europa ( Via della Seta), che ha poi condotto a termine l' operazione incassando un rilevante dividendo politico per la sua influenza nel Medio Oriente ed oltre. Appare strano che gli americani abbiano soltanto subito questi sviluppi. Sta di fatto che in questo momento il loro principale obbiettivo nell'area, che condividono con noi europei, con Israele, con i paesi arabi della regioni ed anche con la Cina e' impedire che l'Iran arrivi alla soglia dell'acquisizione dell'arma nucleare. Questo si puo' impedire o con un intervento militare preventivo le cui difficolta' e conseguenze certamente non sfuggono. Oppure con un ritorno al JCPOA dal quale Trump si era ritirato innescando il processo che ha favorito l' affermazione dei gruppi più ostili in Iran e il raggiungimento dei pericolosi livelli di arricchimento dell'uranio al quale l'Iran e' arrivato. L'accordo Iran-Arabia Saudita potrà probabilmente influire positivamente sul ristabilimento dell'accordo alle sole condizioni per noi possibili su cui hanno lavorato gli europei.
Un fatto positivo in questa direzione e' stata l'intesa di Teheran con il DG dell'AIEA sui controlli rimuovendo cosi un ostacolo che ha a lungo impedito il ristabilimento del JCPOA. La situazione interna iraniana e il peso delle sanzioni hanno molto probabilmente influito su quanto accaduto. A questo si dovrebbe accompagnare un rafforzamento degli accordi di Abramo oggi pero' fortemente ostacolato dai comportamenti dell'attuale governo israeliano. I paesi arabi della regione lo vorrebbero per tante regioni, incluso quello, malgrado l'accordo di Pechino, anzi forse proprio per questo, di bilanciare l'Iran. Ma a tale riguardo peseranno inevitabilmente gli sviluppi nella questione palestinese che l'attuale Governo israeliano, se reggera', non vuole affrontare a meno che non vi sia costretto dalle pressioni interne ed esterne.