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Macron, Biden e l'Europa “plurale”
Come è' andata la visita del Presidente francese in Usa
Riccardo Perissich 02/12/2022

Macron, che pure intrattiene con Putin rapporti frequenti, ha confermato la sua linea di fedele sostenitore della linea atlantica e europea. La mitica conferenza di Parigi in realtà non è altro che una riunione destinata a coordinare e rafforzare gli aiuti all’Ucraina. In effetti, il principale argomento in discussione a Washington non era la guerra, ma le sue conseguenze economiche. Esse, e ancor più il protezionismo americano recentemente consacrato nella legge detta Ira (Inflation Recovery Act), discriminano e danneggiano pesantemente l’Europa, riservando ingenti sussidi alle sole imprese americane. Da questo punto di vista Macron, fattosi portavoce dell’Europa, sembra avere ottenuto qualche risultato, ancora però da verificare nei dettagli.
Resta la domanda finale, adombrata dai media francesi ma non solo. Dopo il tramonto di Angela Merkel, si può dire che Macron sia stato consacrato a Washington “nuovo leader dell’Europa”? È certamente il più attivo. Tuttavia un po’ di cautela è d’obbligo. È vero che l’autoinflitta punizione di Brexit ha messo Londra un po’ fuori gioco. È anche vero che la Germania dopo l’era Merkel attraversa una difficile transizione politica ed economica. Non vanno tuttavia dimenticati tre fattori. Per quanto difficile, la transizione tedesca è in atto e il passato ci dice che essa è lenta ma efficace. Del resto, se dovesse fallire ne soffriremmo tutti. Poi, il tempo in cui uno o anche due paesi potevano decidere del futuro della politica europea è passato. Nulla di serio può ora succedere senza coinvolgere da un lato Polonia, baltici, scandinavi e Olanda e dall’altro Italia e Spagna. Infine, se Berlino soffre un po’, Parigi con un Presidente al secondo mandato e privo di maggioranza al Parlamento, non sta molto meglio. L’Europa è sempre più plurale. Resta da vedere quanto ciò sia benefico per le relazioni transatlantiche.
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