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Difesa al 5% e conti pubblici
Necessarie drastiche misure di aggiustamento del bilancio
Sergio De Nardis 25/06/2025

Stime dell’Upb mostrano che portando progressivamente la deviazione dal percorso di spesa indicato nel Piano strutturale di bilancio (Psb) fino al limite massimo consentito dell’1,5% del Pil nel 2028, la spesa per la difesa dell’Italia al più raddoppierebbe in quell’anno, collocandosi al 3%. Sembrerebbe comunque di poter adottare in tal modo un buon stimolo all’economia, ma non è così. Tali spese hanno infatti una elevata componente di import (soprattutto dagli Usa) che sottrae porzioni di domanda alla formazione del Pil a vantaggio degli esportatori esteri. Si può prospettare, come pur si è fatto, l’applicazione di clausole di contenuto minimo nazionale per i beni acquistati. Ma è ipotesi poco credibile nella negoziazione commerciale in corso tra Usa e Ue, in cui proprio l’acquisto di armi (oltre che gas) costituisce importante oggetto di scambio. A ciò si aggiunge il significativo deterioramento della finanza pubblica. Il rapporto debito/Pil, secondo le simulazioni dell’Upb, si collocherebbe molto distante dall’attuale percorso di rientro, tra il 135 e il 140% del Pil ben oltre il 2028. Sarebbero quindi necessarie misure di aggiustamento post-deviazione molto più drastiche di quelle contenute nel corrente piano italiano, misure da predisporre a partire dal prossimo Psb del 2028 e che non potrebbero che riguardare spese sociali e tasse. Un consolidamento che deprimerebbe la crescita per diversi anni, rendendo il percorso oltremodo difficile. Ciò con la spesa per la difesa al 3% del Pil. Meloni punta al 5.
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