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I dazi visti dalle piccole imprese

Colpiti anche i fornitori delle aziende francesi e tedesche

Claudio Di Donato 08/05/2025

I dazi visti dalle piccole imprese I dazi visti dalle piccole imprese Le analisi e il dibattito sui dazi oscillano tra i valori assoluti e gli eccessi di semplificazione tipo il prezzo della pizza margherita in Usa citata da Bruno Vespa per sostenere che cambierà poco o nulla. Servirebbe invece usare la lente d’ingrandimento per un sistema produttivo molecolare e variegato come quello italiano. Intanto è fuorviante limitare l’inquadratura ai flussi diretti dall’Italia agli Usa, che hanno superato i 65 miliardi l’anno. Almeno 35mila imprese, prevalentemente piccole, fanno parte di filiere (come automotive e abbigliamento) che assemblano in Germania e Francia. A queste vanno sommate le aziende che esportano componentistica. Pertanto il fatturato minacciato dai dazi di Trump (tra diretto e indiretto) sfiora i 100 miliardi l’anno. A titolo di confronto, la Spagna (che ha attivato un piano di aiuti pubblici da oltre 14 miliardi) esporta negli Usa quasi esclusivamente prodotti finiti e per un valore inferiore a 20 miliardi l’anno.
 
Dalla prospettiva delle pmi, anche la classifica dei settori risulta molto diversa rispetto a quella assoluta dove primeggiano macchinari e attrezzature, farmaceutica, prodotti alimentari e bevande. Le piccole (fino a 49 dipendenti) pesano quasi il 15% sul totale, ma nel legno realizzano quasi il 40%, il 31% dell’abbigliamento, il 26% dei mobili e il 25% della voce “altre manifatture”. Le piccole mostrano presenze marginali in settori quali autoveicoli, mezzi di trasporto, chimica e coke; in tutti gli altri il mercato a stelle e strisce rappresenta una quota ben superiore (circa il 21%) a quella del totale dell’export sull’altra sponda dell’Atlantico (10,4%). La grande varietà del sistema produttivo italiano (in termini dimensionali e di distribuzione geografica) è senza dubbio un elemento di forza in funzione dell’export, ma quando arriva la bufera è necessario evitare le analisi sulle grandezze assolute e sarebbe auspicabile che la dissennata iniziativa di Trump sia l’occasione per mettere in piedi un efficace sistema di monitoraggio per conoscere meglio il profilo di chi esporta ma soprattutto di quelle imprese (almeno 90mila) che avrebbero il potenziale per vendere all’estero.
 
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