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Alle radici del deficit commerciale Usa

Trump accusa i partner, ma le cause sono interne

Giampaolo Galli 08/05/2025

Alle radici del deficit commerciale Usa  Alle radici del deficit commerciale Usa La retorica  dei cosiddetti dazi reciproci di Trump si fonda sull’idea che il deficit commerciale degli Stati Uniti è interamente colpa di qualcun altro. In particolare, sarebbe colpa dei paesi con cui gli Stati Uniti hanno un deficit, come se questi mettessero in atto pratiche commerciale scorrette. Questa retorica trascura totalmente il ruolo dei fattori interni e in particolare dimentica, o finge di dimenticare, l’identità fondamentale della contabilità nazionale: il deficit esterno è uguale alla domanda aggregata meno il Pil.  Se il Pil Usa, anche in condizioni di pieno impiego, non è sufficiente per soddisfare la domanda di beni e servizi degli americani, ovviamente gli acquisti finiranno per gonfiare le importazioni e sgonfiare le esportazioni. A sua volta la domanda aggregata dipende principalmente dal tasso di risparmio delle famiglie e dai deficit del settore pubblico. I grandi deficit commerciali degli Stati Uniti iniziano infatti negli anni Ottanta, quando, per via della politica di Reagan, si registrano i cosiddetti deficit gemelli: ad un crescente deficit del governo federale, fece risconto un forte peggioramento della bilancia commerciale. Negli anni Novanta, il deficit federale fu ridotto (fino a zero nell’anno 2000, sotto l’amministrazione Clinton), ma il risparmio privato continuò a contrarsi. Il risparmio delle famiglie, che era al 14% del reddito disponibile all’inizio degli anni Settanta, crollò fino al 2% nel 2007, alla vigilia della Grande Crisi Finanziaria. Oggi si attesta attorno al 4%, un valore molto basso nel confronto internazionale.
 
Fra la metà degli anni novanta e il 2007, anche per effetto di un forte apprezzamento del dollaro, la bilancia commerciale registrò un fortissimo peggioramento e il deficit arrivò a oltre il 6% del PIL. Un fattore decisivo fu lo straordinario peggioramento del saldo delle pubbliche amministrazioni, dal pareggio dell’anno 2000 al -5% nel 2002: un peggioramento di 5 punti in solo due anni, spiegabile con le politiche volte a contrastare gli effetti recessivi dello scoppio della bolla delle dot.com e dell’attacco alle Torri Gemelle. Nei due anni successivi il deficit pubblico peggiorò ancora fino 6% del Pil, per poi esplodere fino al 7% del Pil nel 2008 e al 13% nel 2009. Negli anni seguenti vi fu qualche miglioramento, ma il deficit pubblico rimase attorno al 4-5% del Pil fino al 2019, quando esplose nuovamente per via del Covid fino al 15% nel 2020. Negli anni più recenti il miglioramento è stato modestissimo e oggi il deficit pubblico USA è ancora pari all’8% del Pil. Alla luce di questi dati – basso risparmio privato e alto deficit pubblico – non c’è da stupirsi se la bilancia commerciale, pur migliorando rispetto al picco negativo del 2006, si attesta oggi attorno al 3-4% del Pil. Se gli Stati Uniti vogliono ridurre il loro deficit esterno devono mettere in atto politiche che aumentino il risparmio netto del settore pubblico e/o del settore privato.
 
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