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Pil in ripresa, ma si teme l'”effetto Trump”

Crescita allo 0,3% nel primo trimestre, 0,4% l'acquisito 2025

Sergio De Nardis 30/04/2025

Pil in ripresa, ma si teme l'”effetto Trump” Pil in ripresa, ma si teme l'”effetto Trump” La congiuntura tra fine 2024 e inizio 2025 “era” migliorata. Secondo gli ultimi dati Istat, il Pil è aumentato nel IV trimestre dello scorso anno dello 0,2% (anziché lo 0,1 della precedente valutazione) e, sulla base della stima preliminare, dello 0,3% nel I del 2025, marginalmente al di sopra del limite più alto delle previsioni disponibili (in particolare, quella dell’Upb che ipotizzava 0,25%). Negli altri paesi europei, la variazione del Pil nel I trimestre è stata dello 0,2% in Germania (-0,2 nel IV), dello 0,1 in Francia (dopo -0,1), dello 0,6 in Spagna (dopo 0,7) e dello 0,4% nell'intera area euro (0,2 nel IV). La crescita italiana è stata trainata, sul lato dell’offerta, da industria (manifattura e soprattutto costruzioni grazie al Pnrr) e agricoltura, a fronte della stazionarietà dei servizi. Dal lato della domanda, è la spesa interna, inclusiva delle scorte, a sostenere la dinamica dell’economia. La dinamica trimestrale del Pil lascia alla parte restante del 2025 una crescita acquisita pari allo 0,4%. Sarebbe un buon viatico per la realizzazione del pur contenuto obiettivo governativo di crescita per l'anno in corso (0,6%). Ma potrebbe non essere così.
 
All'inizio del commento si è usato l’imperfetto perché il miglioramento congiunturale, che poteva preconizzare una ripresa italiana ed europea finalmente più sostenuta, è stato investito in pieno dallo scoppio di incertezza del ciclone Trump. Incertezza che si ripercuote tanto sulle scelte produttive che sui comportamenti di spesa, come segnalato dall’arretramento primaverile degli indicatori di fiducia di imprese e, ancor più, consumatori. E’ presto per dire quanto lo shock economico e geopolitico di Trump impatterà sugli Stati Uniti e sul contesto globale. Non si dispone di strumenti adeguati per stimare gli effetti di una simile, complessa perturbazione (al contrario, ad esempio, di quel che avvenne nel 2022 con lo shock energetico indotto da Putin e dall'invasione dell'Ucraina). Quel che è certo è che tutti gli strumenti di politica economica devono essere pronti per contrastare il deterioramento, a cominciare da quello monetario, da sintonizzare al meglio con la congiuntura in frenata e la sostanziale assenza, nel nuovo più depresso scenario, di tensioni interne ed esterne sui prezzi (l'inflazione è al 2% in Italia, leggermente al di sopra negli altri paesi europei).
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