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Conferenza mondiale sul commercio per evitare la guerra dei dazi

L'idea proposta da Cipollone (Bce) è buona, ma il clima internazionale è pessimo.

Giampaolo Galli 30/04/2025

Conferenza mondiale sul commercio per evitare la guerra dei dazi Conferenza mondiale sul commercio per evitare la guerra dei dazi Grazie al cielo le banche centrali sono ancora capaci di organizzare riunioni a livello multilaterale. Nei giorni scorsi si è tenuta una  conferenza organizzata dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (Bri), di cui sono azioniste 60  banche centrali (compresa quella della Cina), il Fondo Monetario, i cui azionisti sono quasi tutti i paesi, la BCE e la Banca d’Inghilterra. Da questo forum, assai autorevole, è venuto un grido d’allarme per le conseguenze nefaste, che già si intravedono,  della guerra dei dazi. In questo contesto Piero Cipollone, del comitato esecutivo della Bce, ha avanzato  la proposta di una conferenza internazionale sul commercio “su iniziativa dei governi del G-20 che intendono preservare il libero scambio”, allo scopo di “evitare un effetto valanga”  analogo a quello degli anni trenta del secolo scorso. 
 
L’idea è eccellente. Il problema è che nessuno sa come si possano risolvere gli squilibri del commercio mondiale, senza entrare in rotta di collisione con Trump. In linea di principio, l’Europa e la Cina dovrebbero espandere la domanda interna, gli Stati Uniti la dovrebbero ridurre e il dollaro si dovrebbe deprezzare.  Ciò sta avvenendo in Europa, essenzialmente per via delle decisioni prese in Germania e, in piccola parte, anche in Cina. Ma negli Usa prevale l’idea (sbagliata) che gli squilibri sono colpa solo degli altri paesi e Trump ha idee che non aiutano: vuole un dollaro forte, il che non consente di ridurre il deficit commerciale Usa, e pensa di risolvere i problemi chiave della sua campagna elettorale (taglio delle tasse finanziato dall’estero e recupero dell’occupazione manifatturiera) con i dazi. Inoltre, il genio maligno delle guerre commerciali è uscito dalla bottiglia, il che significa in pratica che nessuno si fida più degli Usa, come hanno plasticamente dimostrato le elezioni in Canada, e si rafforza il fronte anti americano guidato da Russia, Cina e Iran, come è emerso nella conferenza dei Brics a Rio de Janeiro. Senza la guida di una nazione autorevole, capace di catalizzare la fiducia degli altri paesi, è molto difficile che si possa replicare, nel mutato contesto, il miracolo di Bretton Woods. L’idea di Cipollone è buona, ma il clima internazionale è pessimo. 
 
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