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Contundente
Ops Mediobanca su Banca Generali (a spese di Trieste)
Il Gruppo assicurativo otterrebbe il 6,5% di azioni proprie non cedibili per un anno
Riccardo Sabbatini 29/04/2025

Nel corso dei passati decenni la compagnia triestina è stata sul punto di aggregare gruppi importanti come Zurich. Tutto sacrificato, almeno in parte, per l’indisponibilità di Mediobanca ad annacquare la sua presa su Trieste. Con la nuova opa la logica da rentier diventa direttamente predatoria. Se l’operazione andasse in porto, Mediobanca acquisirebbe, con Banca Generali, una realtà del risparmio gestito che contribuisce al 4,5% dell’utile annuale di Generali. Quest’ultima riceverebbe in cambio non soldi ma le sue azioni. E che se ne fa visto che, per giunta, non potrebbe venderle per un anno? Sarebbe una sorta di gigantesco buyback che, nell’immediato, favorirebbe forse alcuni suoi azionisti ma non certo il gruppo assicurativo. Gli verrebbe infatti sfilato di mano un giocattolo che attualmente viene valorizzato per oltre 6 miliardi, con buona pace dei detrattori di Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot che crearono Banca Generali nel 1998 con un capitale sociale di 20 milioni. L’Ops non è concordata, circostanza singolare visto che il successo dipenderà da ciò che deciderà il board di Trieste. Sotto pressione saranno soprattutto i suoi amministratori indipendenti e di minoranza e il perché è evidente: l’operazione è un concentrato di conflitti d’interesse da far invidia alle corna in un cesto di lumache. Nel capitale di Mediobanca i maggiori azionisti sono Caltagirone e Delfin, grandi soci anche di Trieste. E, sempre in Mediobanca, Mediolanum (concorrente diretto di Banca Generali) è un importante azionista. È presumibile che, a districare i contrapposti interessi, verranno ingaggiati dalle diverse parti legioni di avvocati, gli unici a guadagnare denaro sonante nella stagione italiana delle offerte bancarie “no cash”.
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