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Antitrust: concorrenza per la competitività

E tutela dell'indipendenza delle Autorità

Alberto Pera 17/04/2025

Antitrust: concorrenza per la competitività  Antitrust: concorrenza per la competitività Martedì scorso, nella Relazione dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato (Antitrust), il Presidente Rustichelli, oltre a illustrare l’attività svolta nell’ultimo anno e ribadire la necessità di interventi di liberalizzazione in vari settori e mercati, ha affrontato temi generali importanti. Il primo è il ruolo della concorrenza nel processo di cambiamento dell’assetto dell’economia europea, già individuata come obiettivo dal Rapporto Draghi e ora alla base del programma per la Nuova Politica Industriale della Commissione, puntato sulla necessità di un recupero di competitività di fronte alla sfida degli Stati Uniti e della Cina. L’Autorità giustamente riconosce la necessità di una politica industriale per guidare la necessaria trasformazione. Ma ribadisce anche la complementarità tra le scelte di politica industriale e il mantenimento di un ambiente concorrenziale, necessario a garantire l’efficienza e l'innovazione. C’è in realtà di più: nel contesto di incertezza che rischia di caratterizzare i prossimi anni, la concorrenza sarà un elemento necessario per individuare le strade migliori e più innovative per assicurare la necessaria trasformazione. Il disegno degli strumenti d’intervento dovrà allora tener conto di questa necessità.
 
Un secondo tema è quello dell’indipendenza dell’Antitrust e delle altre Autorità: richiamo opportuno visto ciò che sta avvenendo negli Usa, con la decisione della Presidenza Trump di sottoporre a controllo l’attività decisionale di Autorità quali l’Autorità delle comunicazioni (FCC) o quella della concorrenza (FTC), decisione che anche in Italia è stata guardata con interesse da alcuni commentatori, che si sono chiesti se non sia opportuno riportare la responsabilità delle decisioni in capo alla politica. Come noto, il tema delle Autorità Indipendenti è stato tra i più dibattuti nei decenni passati, non solo nel nostro paese. Si è molto discusso se la creazione di soggetti indipendenti fosse compatibile con la tripartizione dei poteri dei moderni Stati liberali: ma si è anche concluso che era opportuno che le valutazioni richieste a queste Autorità dovessero essere sottratte all’indirizzo politico, per la delicatezza dei diritti o degli interessi in gioco, quali la libertà di iniziativa o la neutralità delle decisioni del regolatore rispetto ai soggetti coinvolti da tutelare e valutare esclusivamente sulla base della legge. Ci si può ovviamente chiedere chi può garantire che le decisioni delle Autorità indipendenti siano effettivamente prese correttamente: e la risposta è che, benché indipendenti, questi organismi sono soggetti alla legge e al controllo giurisdizionale, tanto sul merito che sul rispetto delle garanzie dei soggetti coinvolti. D’altronde, è lecito chiedersi se gli interventi che le Autorità hanno svolto sinora per consentire la liberalizzazione di settori saldamente protetti dal potere politico, sarebbero stati possibili se a decidere fosse stato un organismo politicamente coinvolto negli interessi in gioco. Questa domanda è ancora più opportuna, nel momento in cui la politica industriale riassume un ruolo centrale.
 
 
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