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Conti pubblici migliori grazie alla pressione fiscale

Per l'occupazione e il drenaggio fiscale dovuto all'inflazione

Sergio De Nardis 04/03/2025

Conti pubblici migliori grazie alla pressione fiscale  Conti pubblici migliori grazie alla pressione fiscale I conti nazionali Istat sul 2024 dicono che il Piano strutturale di bilancio (Psb), redatto a settembre dal Mef, aveva sovrastimato la crescita reale (è stata dello 0,7% anziché dell’1 prospettato allora dal governo), ma sottovalutato l’inflazione (è stata, in termini di deflatore del Pil, del 2,1%, invece dell’1,9% delle previsioni si sei mesi fa). I due errori si compensano quasi perfettamente, talché il Pil nominale - variabile rilevante per la finanza pubblica - risulta nelle stime governative di settembre praticamente uguale (+2,9%) al consuntivo Istat appena pubblicato (in realtà il livello è più basso di “un filo”, ma solo perché l’Istat ha rivisto al rialzo dello 0,1 il Pil nel 2022, cosa di cui il Mef non poteva essere al corrente a settembre). Data questa premessa - il Pil nominale è andato come nelle attese - occorre chiedersi perché la finanza pubblica è risultata migliore del previsto: l’avanzo primario (0,4% del Pil) è stato più alto di 0,3 punti rispetto a quanto programmato dal Psb.
 
E’ la pressione fiscale (contributi sociali, imposte dirette, indirette e in conto capitale in rapporto al Pil) a crescere più di quanto supposto dal governo: tra il 2023 e il 2024 aumenta di 1,6 punti, anziché degli 0,7 previsti nel Psb. Occorre tener conto che su tale maggior crescita incide anche un abbassamento del livello della pressione fiscale nel 2023 rispetto a quanto era noto al governo, ma al netto di questo effetto-base, il risultato di una più forte pressione fiscale resta. Sono due le poste che hanno contributo al migliore andamento di contributi e tasse, pur a parità di Pil nominale: i contributi sociali e, soprattutto, le imposte dirette. In definitiva, la tenuta della dinamica dell’occupazione (a dispetto della crescita reale modesta) e il drenaggio fiscale (gettito di imposte dovuto unicamente all’effetto dell’inflazione), superiore a quello pur scontato dal governo in settembre, sono alla base della migliore finanza pubblica. Nel complesso, dunque, crescita dell’economia bassa, su cui incide anche il marcato consolidamento fiscale, e conti pubblici migliori, salvati dalla maggiore inflazione e dalla resilienza dell’occupazione.
 
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