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Se la regolazione soffoca la crescita

E' uno dei temi centrali per lo sviluppo, ma non se ne discute

Alberto Heimler 07/02/2025

Se la regolazione soffoca la crescita Se la regolazione soffoca la crescita Mentre noi discutiamo del rimpatrio del generale Almasri e dei trasferimenti dei migranti clandestini in Albania, l’economia italiana ristagna, i servizi pubblici continuano a essere di scarsa qualità, l’aumentato costo della vita non è stato compensato da un corrispondente aumento dei salari, la gente si sente sempre meno sicura. Questa incapacità del dibattito pubblico di entrare in sintonia con le esigenze degli italiani è paradossale. Peraltro, come conseguenza delle polemiche del giorno per giorno, anche il Governo è portato a trascurare le questioni fondamentali che ci rendono insoddisfatti e preoccupati. Al massimo si propongono aumenti di sussidi e trasferimenti pubblici. L’Economist si e’ di recente occupato invece della regolazione pubblica e di quanto essa intralci l’attività economica, con inutili procedure e controlli. Si stima che in Francia l’inefficiente burocrazia costi oltre il 4% sul Pil. In Italia forse di più.
 
L’Economist però ignora che l’effetto più negativo della regolazione ingiustificatamente restrittiva è la mancata creazione di imprese della dimensione e della qualità considerate più opportune. Mercati interi non si sviluppano perché la regolazione ne impedisce l’espansione e talvolta perfino la creazione, soprattutto nei servizi. Un esempio tra i tanti: l’Italia è un paese particolarmente attraente dal punto di vista turistico, ma, come conseguenza di una regolazione volta soprattutto a bloccare e a impedire il nuovo, non abbiamo grandi catene di alberghi, servizi di taxi facilmente disponibili, catene riconosciute nell’ambito della ristorazione, ecc. Questa regolazione restrittiva si accompagna poi a mercati finanziari poco propensi al rischio. Come conseguenza, l’economia non cresce, l’innovazione rimane confinata alle pubblicazioni scientifiche, gli imprenditori lasciano il Paese. Una fra le più grande catena di farmacie negli Usa, la Walgreens Boots Alliance, è di proprietà di un italiano che mai avrebbe potuto creare un’impresa analoga in Italia! Non dovrebbero essere questi i temi su cui incalzare il Governo; non dovrebbero essere questi i temi su cui il Governo dovrebbe impegnarsi di più? Il popolo italiano certo ne trarrebbe dei benefici e dei vantaggi diffusi. Tuttavia, non è sufficiente semplicemente volerlo. Come riferimento generale, ricordo che qualche anno fa ho scritto un libro al riguardo, Il Segno Più. Come riformare la regolazione a sostegno della crescita, pubblicato dalla Luiss in cui delineo i cambiamenti istituzionali necessari per creare in Italia un ambiente regolatorio meno asfissiante e favorire così crescita e benessere collettivo.
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