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La fiammata dei prezzi energetici sulle imprese

Si allarga la forbice rispetto ai principali partner europei e il governo latita

Claudio Di Donato 17/01/2025

La fiammata dei prezzi energetici sulle imprese La fiammata dei prezzi energetici sulle imprese La fiammata dei prezzi del gas nei primi giorni dell’anno ha riacceso le preoccupazioni delle imprese sui costi energetici che rappresentano uno dei principali gap competitivi. L’incidenza dei costi dell’energia sull’economia in Italia è superiore al 12% ed è circa il triplo rispetto a Francia e Spagna e quasi il doppio della Germania. Una forbice che si amplia quando le quotazioni del gas tendono a salire in modo volatile. I picchi del 2022 sono lontani, ma il costo dell’energia per le imprese (non tutte) e le famiglie continua a essere elevato. Anche se il peso dell’energia da fonti rinnovabili è in costante aumento (ma in rallentamento) nella manifattura riveste un ruolo ancora marginale (intorno all’8%) mentre il gas la fa ancora da padrone con oltre il 70%.  In parte perché la struttura del sistema di incentivi e la componente degli oneri parafiscali è rimasta inalterata. Con riferimento alle imprese, i sussidi sono concentrati sulle energivore con l’effetto che i costi energetici rappresentano il 92% della bolletta contro il 52-55% delle bollette delle famiglie e del resto del tessuto produttivo.
 
La crisi del 2022 poteva rappresentare l’occasione per riformare la struttura della bolletta e procedere a una redistribuzione degli oneri di sistema (oltre 12 miliardi l’anno che gravano per il 70% sul sistema delle PMI). Invece nulla. Anche i notevoli sussidi erogati hanno avuto carattere universale per le famiglie e discriminatorio tra le imprese, ignorando che esistono settori ad alta intensità energetica (per una lavanderia industriale la bolletta si aggira intorno al 50% dei costi totali).  Passata l’emergenza è stato archiviato anche il dibattito su come razionalizzare il mercato dell’energia, nonostante alcune proposte sul tavolo, nessuna delle quali è tuttavia a costo zero. Una strada da seguire poteva essere quella intrapresa da Spagna e Portogallo, che hanno introdotto il tetto al gas. In pratica, un sussidio alle centrali a gas che devono sostenere l’acquisto del combustibile, senza intervenire sul meccanismo del prezzo marginale che la stessa Commissione europea considera ancora il sistema più efficiente. Misura che si sarebbe potuto contrattare con Bruxelles. Invece  il nostro Governo sovranista ha preferito adeguarsi alla stretta comunitaria sugli incentivi alle energivore (dall’anno scorso sono escluse quelle in stato di crisi e quelle che non sono a rischio delocalizzazione).
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