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Ancora il carcere

Non accenna a migliorare la situazione degli istituti di pena

Luciano Panzani 09/01/2025

Ancora il carcere Ancora il carcere La situazione delle carceri italiane è drammatica e non accenna a migliorare. Tra i tanti dati bastano quelli del Garante dei detenuti: al 25 novembre 2024, il numero delle persone in carcere era di 62.410, su una capienza di 51.165 ma con 46.771 posti effettivi per inagibilita’ di alcuni reparti. Cifre che portavano l’indice nazionale di sovraffollamento al 133,44%. In molti istituti di pena la situazione era anche peggiore. Ad esempio, nella casa circondariale di Milano San Vittore, l’indice di sovraffollamento si attestava al 231,49%. Erano 151 gli istituti con un indice di affollamento superiore al consentito; in 60 era pari o superiore al 150%. Il sovraffollamento era particolarmente alto in Puglia(170,63%), Basilicata (158,22%), Lombardia(153,69%), Veneto (148,81%) e Lazio (147,49%). I dati sui suicidi in carcere sono terribili: al 25 novembre 2024 si erano registrati 77 suicidi e 19 decessi per cause da accertare (nel 2023 nello stesso periodo i suicidi erano stati 61). Ai suicidi vanno aggiunte le aggressioni e gli atti di autolesionismo. Il sovraffollamento e gli scarsi investimenti nell’edilizia carceraria comportano che sia praticamente impossibile il trattamento differenziato tra i detenuti a seconda della gravità del reato e della pena. I dati sulle carceri minorili sono ugualmente preoccupanti.
 
 
A fronte di questa situazione, ben nota e che ha radici risalenti, soltanto in parte imputabili alle scelte del governo Meloni in materia di sicurezza e repressione penale, si è cercato di porre rimedio nell’agosto scorso con il decreto Carceri. Tra i punti principali l’assunzione di mille nuovi agenti penitenziari entro il 2026; semplificazioni burocratiche per riconoscere ai detenuti che ne hanno diritto sconti di pena; per permettere a persone con tossicodipendenze o disturbi psichici di seguire percorsi di riabilitazione e reinserimento sociale in strutture alternative al carcere. Il decreto ha inoltre istituito il Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, con uno stanziamento di oltre 250 milioni per nuova edilizia carceraria che potrebbe garantire spazi meno angusti e più ‘umani’ per un totale di oltre settemila posti detentivi. Quale commissario il Governo ha scelto Marco Doglio, manager con grande esperienza nel settore finanziario ed immobiliare, fino al 2022 responsabile della Direzione immobiliare di Cdp.
 
E’ dubbio che si tratti di provvedimenti decisivi a fronte della situazione in atto e molte voci chiedono un’amnistia o comunque interventi immediati. Secondo l’arch. Domenico Alessandro De Rossi, presidente del CESP (Centro Europeo di Studi Penitenziari), i tempi di realizzo di nuove carceri sono molto lunghi. A suo giudizio sarebbe preferibile prevedere il trattamento dei detenuti tossicodipendenti in strutture esterne ( ad esempio Croce Rossa) con la possibilità di ridurre il numero dei detenuti del 30%. Nel 2013 l’Italia fu condannata dalla Corte europea per i diritti umani per il caso Torregiani, a dimostrazione che si tratta di mali antichi. Non si è mai voluto aumentare il numero delle carceri, prendendo atto che l’attuale disponibilità è insufficiente e non si è voluto ricorrere alle amnistie, frequenti sino all’approvazione del codice di procedura penale del 1989. Pare evidente che scelte in questa direzione vanno fatte, prima che la situazione sfugga decisamente di mano e l’Italia sia condannata anche in sede internazionale. Intanto Papa Francesco il 26 dicembre ha voluto aprire una Porta Santa nel carcere romano di Rebibbia, sottolineando la necessità di iniziative (amnistie, condoni della pena, percorsi di reinserimento nella comunità) che restituiscano ciò che è fondamentale in ogni carcere: la speranza.
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