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Il bicchiere del concordato fiscale

Hanno aderito 600 mila partite Iva su 4,5 milioni

Paolo Mazzanti 18/12/2024

Il bicchiere del concordato fiscale Il bicchiere del concordato fiscale Seicentomila adesioni su 4,5 milioni di partite Iva, di cui 190 mila ad elevata inaffidabilità fiscale (fino a 8 nei punteggi Isa); un gettito aggiuntivo di 1,6 miliardi in 2 anni, insufficiente a ridurre le aliquote Irpef dal 35 al 33%, come intendeva fare il governo per dare un po’ di sollievo al famoso ceto medio: è questo il bilancio del concordato preventivo biennale, i cui termini erano stati prorogati dal 30 novembre al 12 dicembre, uno dei pilastri della riforma fiscale all’insegna del “Fisco amico”. Bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?
 
Sembrerebbe ben più che mezzo vuoto, visto che il governo è stato costretto a rimandare di un anno la riduzione Irpef. Ma per il viceministro al Fisco, Maurizio Leo, è invece mezzo pieno, visto che 190 mila contribuenti sono stati “accompagnati” verso l’affidabilità fiscale. Quindi sarebbe un incoraggiante primo passo. A noi viene il sospetto che abbiano aderito solo le partite Iva che sono sicure di guadagnare di più quest’anno e il prossimo, per cui le tasse concordate col Fisco rappresentano uno sconto più o meno elevato sul dovuto. E inoltre gli aderenti possono godere di un generosissimo condono per le tasse evase dal 2018 al 2022. Invece i 3,9 milioni di partite Iva che non sanno se guadagneranno di più o di meno si sono ben guardate dall’aderire, tanto più che il rischio di subire un accertamento resta molto basso, visto che il Fisco verifica solo il 4,2% dei contribuenti Isa. Quindi il concordato non fa aumentare, ma riduce il gettito potenziale 2024-2025. Per chi dunque è un affare? Ai lettori l’ardua sentenza.
 
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