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Unicredit-BPM, i paradossi di Salvini

Gli interventi politici nei processi di mercato sono fra le ragioni per cui l'industria finanziaria europea vale meno rispetto a quella Usa

Giampaolo Galli 17/12/2024

Unicredit-BPM, i paradossi di Salvini Unicredit-BPM, i paradossi di Salvini Se le dichiarazioni dei giorni scorsi non fossero bastate, domenica 15 dicembre Matteo Salvini ha ribadito: “Se uno vuole papparsi Bpm, se vuole mangiarsi sottocosto una banca che si chiama Banca Popolare di Milano chiudendo gli sportelli e licenziando i dipendenti, per poi magari portare fatturato all'estero, non lo fa sicuramente col consenso della Lega”. E, a scanso di equivoci, ha aggiunto “Perché a noi servono più banche sul territorio, non meno banche”. Dietro queste dichiarazioni ci sono vari paradossi. Il primo e più evidente  è che Unicredit, considerata italiana dal premier tedesco Scholz che ha detto no all’acquisizione di Commerzbank, è invece considerata straniera da Salvini che dice no all’acquisizione di Bpm. La realtà, come si legge sul sito della Consob, è che Unicredit ha un solo azionista rilevante che è Blackrock con il 5,120%, mentre Bpm ne ha due, entrambi non sono propriamente italiani: Crédit Agricole con il 9,904% (ma presto sarà al 19,99) e ancora Blackrock (con il 5.037%).  Difficile dire chi è più straniero. Unicredit è molto presente all’estero oltre che in Italia. Ma se questo è un difetto, esso è condiviso da BPM che, nel suo piano strategico, ci tiene ad informare che la banca ha un “ottimo posizionamento” non solo in Italia, ma anche in Europa. Dunque anche il management di BPM cerca, giustamente, di avere un orizzonte europeo.
 
Un secondo paradosso riguarda il nome: piace che la banca sia “popolare” e “di Milano”. A costo di apparire ingenui, ipotizziamo che questo non sia uno schermo per nascondere altri interessi come si è parecchio fantasticato sulla stampa dei giorni scorsi. Allora è utile ricordare che BPM non è affatto (e per fortuna) una banca popolare, ma dal 1° gennaio 2017 è una società per azioni. Quanto alla parola “Milano”, ricordiamo che Unicredit nasce storicamente a Milano, ha la direzione a Milano e in questa città mantiene un centinaio di sportelli.  Infine, Salvini invoca più banche, mentre tutti gli analisti (e anche il recente rapporto Draghi sulla competitività dell’Europa) invocano banche più grandi. E qui si arriva al più grande dei paradossi. Gli interventi a gamba tesa della politica nei processi di mercato sono fra le ragioni per le quali l’industria finanziaria europea ha multipli di mercato azionario infimi rispetto a quella americana. Basti considerare che il  valore di mercato di Unicredit è meno di un decimo di quello della prima banca americana (JPMorgan Chase), malgrado che il suo bilancio (total assets) sia circa un quinto. Se si va avanti così, le nostre banche cosiddette “del territorio” saranno facili prede dei colossi USA. Non proprio ciò che auspicherebbe Salvini.
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