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L'ambiguità del governo tra salario minimo e rappresentanza

Continuano a proliferare i contratti privati che deregolamentano il sistema di contrattazione

Claudio Di Donato 25/11/2024

L'ambiguità del governo tra salario minimo e rappresentanza L'ambiguità del governo tra salario minimo e rappresentanza All’ombra del dibattito sul salario minimo si stanno sviluppando dinamiche pericolose per il sistema della rappresentanza, rispetto alle quali non è estraneo un atteggiamento perlomeno ambiguo da parte del governo: da un lato, infatti,  esalta la funzione dei contratti di lavoro sottoscritti dalle sigle più rappresentative, datoriali e sindacali, quale pilastro del sistema della rappresentanza; dall’ altro, però, sponsorizza intese firmate da sigle quasi clandestine che vanno a ingrossare la lista dei contratti depositati al Cnel che ormai viaggia verso quota mille. Negli ultimi tempi hanno fatto notizia una serie di contratti, che rappresentano un chiaro segnale della volontà di deregolamentare il sistema della contrattazione e gli istituti costruiti a fatica in decenni di relazioni industriali. Per dare nome e cognome, risulta curioso che Confindustria sottoscriva con UGL un contratto per le imprese artigiane della metalmeccanica. Lo stesso per il multi-manifatturiero tra Confimi e Confsal e da ultimo quello tra Conflavoro e Confsal per le imprese edili, che non prevede il versamento di contributi alle casse edili.
 
Tra alti e bassi va riconosciuto che la contrattazione tra le sigle più rappresentative, datoriali e sindacali, ha consentito di individuare soluzioni alle esigenze di flessibilità delle imprese e al tempo stesso ha assicurato tutele collettive e sistemi di welfare integrativi ai lavoratori, anche per sopperire all’arretramento del welfare pubblico. Ma c’e’ di più. Alcuni istituti come le casse edili non svolgono soltanto funzioni che rientrano nella bilateralità: sono diventati ingranaggi del sistema giuridico del settore. Ad esempio sono le casse edili che rilasciano il Durc, documento essenziale per partecipare a qualsiasi appalto pubblico. Il contrasto ai contratti pirata dovrebbe rappresentare la priorità e invece continuano a proliferare intese regolarmente depositate al Cnel che non effettua alcuna verifica sui contenuti e sulla natura dei firmatari. I corpi intermedi hanno tante colpe e responsabilità, ma picconare la rappresentanza significa demolire il sistema della bilateralità e spalancare le porte al dumping sociale. Un’indicazione di chiarezza da parte del governo sarebbe utile.
 
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