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I tagli agli stipendi dei dirigenti pubblici
La norma della manovra che riduce i compensi massimi da 250 a 160 mila euro
Alberto Heimler 14/11/2024
I tagli agli stipendi dei dirigenti pubblici
Lo stipendio di una persona in un certo posto di lavoro è in generale uguale a quanto quella persona potrebbe guadagnare da un’altra parte. Se quanto uno percepisce fosse inferiore a quanto può guadagnare altrove, la persona se ne andrebbe. Se fosse superiore, rapidamente il suo stipendio scenderebbe, adeguandosi ai valori di mercato. Da questo punto di vista la proposta di ridurre il reddito massimo di un dipendente pubblico da 250 a 160 mila euro rappresenta un rischio, ossia che coloro che subiscono la riduzione del reddito se ne vadano e che l’Amministrazione abbia difficoltà a mantenere e trovare dirigenti apicali di qualità. La questione però è che, a differenza di quanto avviene nel privato, non è la negoziazione a stabilire i livelli stipendiali, ma le regole. Manca nella determinazione dei salari della PA il confronto col mercato. E pertanto non è possibile anticipare la reazione di chi oggi guadagna 250 mila euro l’anno se vedesse decurtato il suo stipendio annuo di 90 mila euro. Personalmente penso che per la maggior parte dei casi accetterebbero la riduzione e che quindi i 250 mila euro che guadagnano oggi sono un’esagerazione rispetto alle loro effettive opportunità nel privato.
La bontà della proposta, se sarà approvata dal Parlamento, si misurerà dal numero di coloro che decideranno di lasciare il loro incarico. Saranno probabilmente pochi. Il rischio vale perciò la pena di essere corso. Una delle voci di spesa gestite con più superficialità nella nostra Amministrazione è l’assunzione di personale a tempo determinato, anche non per posizioni apicali. In Italia, a differenza di altri Paesi, queste procedure sono facilmente attivabili, senza che una valutazione preliminare per verificare che queste figure professionali non siano già disponibili. In realtà il ricorso all’esterno della PA per la ricerca di personale dovrebbe avvenire eccezionalmente quando le specifiche professionalità richieste non sono proprio disponibili all’interno.Inoltre in materia di appalti, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sul necessario rispetto delle procedure, bisognerebbe attentamente valutare l’adeguatezza qualitativa e quantitativa di quanto messo a gara, un esercizio raramente effettuato. Ottenere valore in cambio di denaro non significa solo spendere poco, ma anche scegliere i progetti strettamente necessari. La speranza, quindi, è che le riduzioni di trasferimenti ai Ministeri proposte per il 2025 conducano a una revisione dei comportamenti prevalenti e promuovano un effettivo miglioramento nell’efficienza della macchina amministrativa.
La bontà della proposta, se sarà approvata dal Parlamento, si misurerà dal numero di coloro che decideranno di lasciare il loro incarico. Saranno probabilmente pochi. Il rischio vale perciò la pena di essere corso. Una delle voci di spesa gestite con più superficialità nella nostra Amministrazione è l’assunzione di personale a tempo determinato, anche non per posizioni apicali. In Italia, a differenza di altri Paesi, queste procedure sono facilmente attivabili, senza che una valutazione preliminare per verificare che queste figure professionali non siano già disponibili. In realtà il ricorso all’esterno della PA per la ricerca di personale dovrebbe avvenire eccezionalmente quando le specifiche professionalità richieste non sono proprio disponibili all’interno.Inoltre in materia di appalti, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sul necessario rispetto delle procedure, bisognerebbe attentamente valutare l’adeguatezza qualitativa e quantitativa di quanto messo a gara, un esercizio raramente effettuato. Ottenere valore in cambio di denaro non significa solo spendere poco, ma anche scegliere i progetti strettamente necessari. La speranza, quindi, è che le riduzioni di trasferimenti ai Ministeri proposte per il 2025 conducano a una revisione dei comportamenti prevalenti e promuovano un effettivo miglioramento nell’efficienza della macchina amministrativa.
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