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Spese militari UE vicine al 2%, ma spendiamo male e senza coordinamento
Improbabili un nuovo round di debiti comuni dopo NGEU e anche una migliore regia europea
Giampaolo Galli 13/11/2024
Spese militari UE vicine al 2%, ma spendiamo male e senza coordinamento
Secondo i dati pubblicata dalla Nato, la spesa per la difesa dei paesi Ue diminuì rapidamente dopo la caduta del muro di Berlino, dal 2,6% del PIL nel 1989 all’ 1,8% nel 1998. Il trend è cambiato nel 2014 in seguito all’invasione della Crimea da parte della Federazione Russa. Nel vertice Nato del settembre 2014 i paesi membri si impegnarono formalmente a raggiungere il 2% del Pil. Attualmente, la situazione è la seguente. Nella Ue a 27, la spesa aggregata si è attestata al 1,7% nel 2023 a fronte di un 3,2% degli Usa. Solo 8 paesi hanno raggiunto l’obiettivo del 2%. Le cose dovrebbero migliorare sensibilmente nel 2024, quando, sempre secondo i dati Nato, la spesa aggregata sfiorerebbe il 2% del Pil e il numero di paesi con un rapporto uguale o superiore al 2% passerebbe da 8 a 15. Fra i maggiori paesi, rimarrebbero sotto il 2% solo l’Italia (1,5%), la Spagna (1,2%), il Belgio e l’Austria.
Dunque, se si considerasse la Ue come un unico paese l’obiettivo sarebbe gia’ raggiunto. In caso contrario, ogni paese dovrà raggiungere l’obiettivo individualmente e saremmo ancora piuttosto lontani. Tutto dipenderà da come si atteggerà l’amministrazione Trump e, soprattutto, dai rapporti che ciascun paese riuscirà a stabilire bilateralmente con il Presidente. Ma i problemi non sono certo confinati all’obiettivo, più che altro simbolico, del 2%. I problemi più seri riguardano come si spende e quanto si riesce a coordinarsi. Per il come si spende, l’Italia è messa piuttosto male; assieme a Portogallo, Grecia, Spagna e Belgio è fra i paesi con la quota più alta di spesa per il personale sul totale: noi siamo al 60%, gli Stati Uniti stanno sotto il 30. I paesi nordici stanno fra il 20 e il 30%. Cambiare questa composizione è più difficile che raggiungere il 2%. Quanto al coordinamento, l’Europa intera è in debito con se stessa e l’idea che il problema possa essere affrontato dalla coda, ossia ricominciando a fare debito comune come con il NGEU, appare davvero improbabile. Il combinato disposto dell’aggressività russa in Ucraina e della vittoria di Trump dovrebbe indurre l’Europa a prendere in mano il proprio destino. Ma i venti nazionalisti che spirano ovunque inducono a temere che sarà più che mai “ognuno per sé”; ognuno si proporrà di fare il proprio paese “great again”. E saremo tutti più piccoli.
Dunque, se si considerasse la Ue come un unico paese l’obiettivo sarebbe gia’ raggiunto. In caso contrario, ogni paese dovrà raggiungere l’obiettivo individualmente e saremmo ancora piuttosto lontani. Tutto dipenderà da come si atteggerà l’amministrazione Trump e, soprattutto, dai rapporti che ciascun paese riuscirà a stabilire bilateralmente con il Presidente. Ma i problemi non sono certo confinati all’obiettivo, più che altro simbolico, del 2%. I problemi più seri riguardano come si spende e quanto si riesce a coordinarsi. Per il come si spende, l’Italia è messa piuttosto male; assieme a Portogallo, Grecia, Spagna e Belgio è fra i paesi con la quota più alta di spesa per il personale sul totale: noi siamo al 60%, gli Stati Uniti stanno sotto il 30. I paesi nordici stanno fra il 20 e il 30%. Cambiare questa composizione è più difficile che raggiungere il 2%. Quanto al coordinamento, l’Europa intera è in debito con se stessa e l’idea che il problema possa essere affrontato dalla coda, ossia ricominciando a fare debito comune come con il NGEU, appare davvero improbabile. Il combinato disposto dell’aggressività russa in Ucraina e della vittoria di Trump dovrebbe indurre l’Europa a prendere in mano il proprio destino. Ma i venti nazionalisti che spirano ovunque inducono a temere che sarà più che mai “ognuno per sé”; ognuno si proporrà di fare il proprio paese “great again”. E saremo tutti più piccoli.
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