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Il Pil si è fermato
Nel terzo trimestre crescita zero, prospettive meno positive per quest'anno e il prossimo
Sergio De Nardis 30/10/2024
Il Pil si è fermato
Secondo la stima anticipata Istat, il Pil italiano si è fermato nel III trimestre (0,0%). E’ una dinamica peggiore di quella di Germania (+0,2%, ma dopo una sensibile accentuazione della flessione del II trimestre rispetto alle precedenti valutazioni), Francia (+0,4%, ma anche grazie alla spinta sostanziale delle olimpiadi sul settore dei servizi) e Spagna (+0,8%, all’incirca come nel II trimestre). Il dato italiano si colloca a metà tra previsioni leggermente più positive e attese marginalmente più negative che si avevano alla vigilia. La crescita acquisita per il 2024 rimane ferma allo 0,4% come nel precedente trimestre, ma ovviamente si abbrevia sensibilmente il tempo (c’è solo un trimestre) per migliorare. Nel complesso, quindi, le previsioni più recenti che collocano il Pil 2024 in prossimità dello 0,8% risultano, considerando anche l’effetto favorevole dei giorni di lavoro, non così semplici da raggiungere.
Se il 2024 si avvia a distanziarsi dalla stima governativa contenuta nel Psb (1%), quali implicazioni si possono trarre dagli odierni dati per il 2025 (1,2% nelle previsioni Mef)? La stasi del III trimestre riflette una forte contrazione dell’industria nel suo insieme (manifattura e costruzioni), una lieve riduzione dell’agricoltura e un andamento ancora positivo dei servizi, tale da compensare le flessioni degli altri settori. Per non danneggiare oltremodo il 2025, occorrerebbe che le negatività fossero superate già nel corrente trimestre con un terziario, peraltro, che si mantenesse sempre dinamico. Sta avvenendo? Gli indicatori congiunturali non vanno in questa direzione. Nella manifattura il clima di fiducia segna ancora regressi a riflesso di un ciclo negativo in tutta Europa, nelle costruzioni incide l’esaurimento degli incentivi, mentre nei servizi la spinta potrebbe, sulla base dei segnali delle recenti inchieste qualitative, cominciare ad attenuarsi. In definitiva, sembra che si stia delineando un quadro macroeconomico più depresso di quello ipotizzato nelle stime del Psb.
Se il 2024 si avvia a distanziarsi dalla stima governativa contenuta nel Psb (1%), quali implicazioni si possono trarre dagli odierni dati per il 2025 (1,2% nelle previsioni Mef)? La stasi del III trimestre riflette una forte contrazione dell’industria nel suo insieme (manifattura e costruzioni), una lieve riduzione dell’agricoltura e un andamento ancora positivo dei servizi, tale da compensare le flessioni degli altri settori. Per non danneggiare oltremodo il 2025, occorrerebbe che le negatività fossero superate già nel corrente trimestre con un terziario, peraltro, che si mantenesse sempre dinamico. Sta avvenendo? Gli indicatori congiunturali non vanno in questa direzione. Nella manifattura il clima di fiducia segna ancora regressi a riflesso di un ciclo negativo in tutta Europa, nelle costruzioni incide l’esaurimento degli incentivi, mentre nei servizi la spinta potrebbe, sulla base dei segnali delle recenti inchieste qualitative, cominciare ad attenuarsi. In definitiva, sembra che si stia delineando un quadro macroeconomico più depresso di quello ipotizzato nelle stime del Psb.
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