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Alla Ue servono soprattutto meno regole

Invece commentando il Rapporto Draghi quasi tutti parlano di incentivi e investimenti

Alberto Heimler 24/09/2024

Alla Ue servono soprattutto meno regole Alla Ue servono soprattutto meno regole La prima raccomandazione del rapporto Draghi è la realizzazione del mercato interno. Ma attenzione. Le regole europee per il mercato interno impediscono la discriminazione sulla base della nazionalità e prevedono che se qualcosa è autorizzato in uno Stato membro, può esserne vietata la circolazione in altri Stati Membri solo eccezionalmente. Se però ci sono regole restrittive in tutti gli Stati Membri, le regole comunitarie non ne consentono lo smantellamento, anche se eccezionalmente ciò è possibile. Realizzare il mercato interno non è quindi sufficiente. Bisogna invece imporre che la regolazione rispetti i principi della concorrenza e che eventuali vincoli regolamentari siano giustificati da effettive carenze del mercato.
 
Occorre quindi andare oltre le regole comunitarie e suggerire che in ciascun Stato Membro: 1) come in Corea del Sud (regime che all’epoca ispirò il Ministro Tremonti),occorrerebbe stabilire che tutto quello che non è vietato è consentito; 2) come in Australia negli Anni Novanta,occorrerebbe rivedere tutta la regolazione dell’attività economica, nazionale, regionale e locale, eliminando tutte le restrizioni ingiustificate. Molto di più della semplificazione quindi. Un’opera immane, ma se non si inizia, mai la porteremo a termine. Ecco quale doveva essere il principale messaggio di Draghi. Cambiare le regole. E invece si parla solo dei sussidi e degli investimenti pubblici. Ma se vent’anni fa le risorse pubbliche che Draghi auspica fossero state disponibili, avremmo oggi un Google europeo, una Tesla europea o un Uber europeo? La risposta è no, come tutti sanno benissimo.
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