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Le imprese chiedono. Ma che sono disposte a dare?
L'intervento del presidente Orsini all'assemblea di Confindustria
L'Irriverente 19/09/2024
Le imprese chiedono. Ma che sono disposte a dare?
Rinviare il Green Deal europeo, rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale, una politica industriale favorevole alla produttività intesa come “ responsabilità collettiva”, abolizione dell’Irap e reintroduzione dell’Ace (incentivi alla patrimonializzazione delle imprese), ritorno al nucleare per ridurre i costi dell’energia, persino un “piano casa” mirato ad agevolare la ricerca di alloggi per i nuovi assunti. E’ solo una parte della “lista della spesa” illustrata ieri nella sua prima assemblea dal neo presidente di Confindustria Emanuele Orsini, di fronte alla premier Meloni (che ha chiesto agli imprenditori di sostenere Fitto) e a mezzo governo.
Ma le imprese che cosa sono disposte a dare, a parte il Patto coi sindacati contro gli infortuni sul lavoro e la disponibilità a rivedere la giungla delle agevolazioni fiscali (che riguardano soprattutto le persone fisiche)? Sono disposte a incrementare i propri investimenti in digitale e sostenibilita’? Ad aumentare le dimensioni medie aziendali con fusioni, integrazioni, “reti d’impresa”? Ad assumere più laureati e pagarli meglio, come le ha piu’ volte esortate a fare l’ex Governatore di Bankitalia Visco, anche per evitare l’esodo dei nostri cervelli all’estero (370 mila l’anno)? Visto che usciamo da due-tre anni di alti profitti, sono disponibili ad accettare una tassa temporanea sui cosiddetti extraprofitti (quelli superiori del 10-15% rispetto all’anno precedente), non limitata alle banche, ma estesa a tutti i settori, da indirizzare magari alla riduzione del debito pubblico? Se si impegnassero su alcune di queste proposte, le imprese sarebbero più credibili (e ascoltate) anche quando avanzano le loro legittime richieste.
Ma le imprese che cosa sono disposte a dare, a parte il Patto coi sindacati contro gli infortuni sul lavoro e la disponibilità a rivedere la giungla delle agevolazioni fiscali (che riguardano soprattutto le persone fisiche)? Sono disposte a incrementare i propri investimenti in digitale e sostenibilita’? Ad aumentare le dimensioni medie aziendali con fusioni, integrazioni, “reti d’impresa”? Ad assumere più laureati e pagarli meglio, come le ha piu’ volte esortate a fare l’ex Governatore di Bankitalia Visco, anche per evitare l’esodo dei nostri cervelli all’estero (370 mila l’anno)? Visto che usciamo da due-tre anni di alti profitti, sono disponibili ad accettare una tassa temporanea sui cosiddetti extraprofitti (quelli superiori del 10-15% rispetto all’anno precedente), non limitata alle banche, ma estesa a tutti i settori, da indirizzare magari alla riduzione del debito pubblico? Se si impegnassero su alcune di queste proposte, le imprese sarebbero più credibili (e ascoltate) anche quando avanzano le loro legittime richieste.
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