Versione stampabile Riduci dimensione testo Aumenta dimensione testo

La Cina non è il cavaliere bianco dell'auto italiana

Difficile immaginare che un produttore cinese utilizzi componenti italiane

Claudio Di Donato 31/07/2024

La Cina non è il cavaliere bianco dell'auto italiana La Cina non è il cavaliere bianco dell'auto italiana Il memorandum firmato in Cina dalla premier Meloni per l’auto elettrica è un contenitore da riempire, ma certifica una scomoda verità: l’Italia e l’Europa hanno perso la leadership tecnologica nell’automotive. L’auto elettrica parla cinese per il segmento delle utilitarie, quello che serve a fare i volumi necessari per mantenere la filiera. In molti auspicano l’arrivo in Italia di costruttori cinesi, ma è da escludere che Pechino vesta i panni del cavaliere bianco per rivitalizzare l’auto tricolore. Intanto, i due principali costruttori cinesi per produrre in Europa hanno gia’ scelto Spagna e Ungheria. Ma il tema vero per l’automotive italiano non è tanto la nuova produzione, quanto il collegamento con la filiera della componentistica che già deve fare i conti con una importante sottrazione: il motore termico e la relativa trasmissione contano circa 30mila componenti per auto che scendono a 12mila con l’elettrica. Ed è impensabile immaginare che un’auto elettrica cinese, ovunque prodotta, non abbia il 100% di componentistica cinese, con buona pace di coloro che chiedono di aprire le porte a Pechino a condizione di trasferire in Italia una quota dell’attività di ricerca e sviluppo e sostenere il Made in Italy della componentistica.
 
In due decenni la geografia dell’industria dell’auto è stata ridisegnata, i flussi hanno invertito rotta. Oggi gli europei cercano accordi con i produttori cinesi per commercializzare le loro auto, a differenza di quanto avveniva nei primi anni 2000. È il caso di Stellantis con la cinese Leapmotor. Il gruppo guidato da Tavares venderà in 4 paesi europei tra cui l’Italia le auto cinesi, fino a sette modelli entro il 2027 per poi passare agli Usa. E forse nel medio periodo Mirafiori potrebbe ospitare una linea di assemblaggio per il partner cinese. Sarebbe auspicabile un dialogo positivo tra Stellantis e il Governo nel reciproco rispetto dei ruoli per disegnare strategie utili al Paese accantonando dispettucci e ripicche che non giovano ad alcuno. I costruttori europei non riescono a ridurre i costi di produzione dell’elettrico e questo spiega il ripiegamento generalizzato della domanda nel vecchio continente, dove si vendono più auto usate (diesel e benzina) che elettriche, mentre in Cina nel 2027 il 50% del parco circolante sarà alimentato a batterie. È un circolo vizioso, prezzi alti, infrastrutture in grave ritardo, incertezza sulla transizione. Il Green Deal aveva l’ambizione di fare dell’Europa il leader delle tecnologie green, dall’auto all’energia. Non siamo al disastro politico e industriale, ma ci manca poco.
Altre sull'argomento
Conti pubblici, si naviga a vista
Conti pubblici, si naviga a vista
Meloni ammonisce a non buttare i soldi, ma Salvini e Tajani continuano ...
Una scelta necessaria: investire
Una scelta necessaria: investire
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Sangiuliano, quella persona e l'egemonia culturale
Sangiuliano, quella persona e l'egemonia culturale
La vicenda della (falsa?) collaboratrice del ministro
I nuovi arsenali: se torna l'incubo atomico
I nuovi arsenali: se torna l'incubo atomico
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Pubblica un commento
Per inserire un nuovo commento: Scrivi il commento e premi sul pulsante "INVIA".
Dopo l'approvazione, il messaggio sarà reso visibile all'interno del sito.