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Gli ostacoli e i costi delle rinnovabili

I provvedimenti sulle “aree idonee” e sull'agricoltura

Pia Saraceno 26/07/2024

Gli ostacoli e i costi delle rinnovabili Gli ostacoli e i costi delle rinnovabili Dopo l’invio a Bruxelles della versione del PNIEC di fine giugno il ministro dell’Ambiente complimentandosi per la rielezione di Ursula Von der Leyen aveva confermato l’impegno di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione con le tempistiche del Green  deal europeo.  E Terna ha annunciato che nei primi sei mesi dell’anno la produzione di rinnovabili aveva coperto la metà del fabbisogno elettrico. Nonostante le dichiarazioni di molti membri del governo contro la transizione energetica, potrebbe apparire che stiamo prendendo sul serio la minaccia climatica, che sta imponendo già elevati costi al nostro sistema economico. L’associazione dei produttori di rinnovabili non pare però rassicurata. Recenti norme varate dal Governo dimostrerebbero il contrario: i frutti dell’accelerazione, all’indomani della crisi del gas grazie a vari provvedimenti di semplificazione autorizzativa ed approvazione di progetti giacenti per l’opposizione delle regioni, potrebbero essere vanificati. La nuova definizione delle aree idonee di competenza delle regioni lascia infatti nel limbo molti progetti che dal 2021 erano stati localizzarti nelle aree idonee di allora.
 
Il DL agricoltura ha complicato ulteriormente lo sviluppo dell’agri-fotovoltaico ed alimentato la speculazione sul valore dei terreni potenzialmente idonei. Così il nostro Paese, che già ha i costi dell’energia più elevati d’Europa sulle fonti tradizionali, rischia di avere a lungo costi più alti anche per le rinnovabili, nonostante la nostra posizione geografica favorevole. La confusione e contraddizione delle norme costa e ci renderà difficile realizzare quanto ribadito col PNIEC. L’incertezza normativa è il frutto soprattutto delle diverse posizioni del Governo in materia, i cui Ministri difendono gli interessi di categorie particolari di loro potenziali elettori senza preoccuparsi dell’interesse generale. Anche i costi più elevati per le fonti tradizionali hanno a loro volta una componete che non dipende solo dalla nostra maggiore dipendenza dal gas: le nostre tariffe di trasporto del gas sono tra le più elevate d’Europa e la scelta di potenziare le reti gas per diventare l’ “hub del gas europeo”, quando questa fonte dovrebbe essere sostituita dalle rinnovali, ha costi che il consumatore elettrico sta pagando in anticipo e continuerà a pagare per molti anni. Nemmeno le questioni di sicurezza possono giustificare gli investimenti programmati da Snam o la costruzione di nuovi rigassificatori: la domanda di gas è già scesa molto, non importiamo più dalla Russia e le infrastrutture che abbiamo sembrano piu’ che sufficienti. Soprattutto se la strategia è quella dichiarata nel PNIEC.
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