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Giorgetti bifronte e il Patto di stabilità

Non vuole regole rigide sul deficit perché non potrebbe mantenere le promesse elettorali

Paolo Mazzanti 15/11/2023

Giorgetti bifronte e il Patto di stabilità Giorgetti bifronte e il Patto di stabilità Come un “Giorgetti bifronte”, sul futuro Patto di stabilità il nostro ministro dell’Economia ha giocato due parti in commedia. All’ultimo Ecofin si e’ limitato a ringraziare la presidenza spagnola per il tentativo di mediazione, ma poi ha fatto filtrare la propria irritazione, giungendo ad affermare che piuttosto che il nuovo Patto proposto dalla Spagna, sarebbe addirittura meglio mantenere quello attuale. Qual è il problema? Il problema sembra essere nell’ipotesi di fissare nel nuovo Patto un deficit annuo sotto il 3% (2 o addirittura 1,5%) per i Paesi con debito eccessivo, a partire dal nostro.
 
Orrore. Con vincoli così stringenti sul deficit dei prossimi anni, come farebbe il governo Meloni a mantenere le (impossibili) promesse elettorali, tanto più che fra un anno dovra’ trovare 15 miliardi solo per prorogare nel 2025 il taglio del cuneo e l’accorpamento delle prime due aliquote? Si scioglierebbero come neve al sole le assicurazioni della maggioranza che continua a dire che entro la legislatura (che termina nel 2027) le (impossibili) promesse elettorali su riduzione delle tasse e aumento delle pensioni saranno mantenute. Giorgetti parrebbe invece disponibile a target piu’ stringenti sul debito, perché è convinto di portare a casa le privatizzazioni, che vanno direttamente a ridurre il debito. Ma il deficit no.
 
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