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Patto di stabilità, accordo incompiuto

Il problema delle soglie quantitative chieste dalla Germania

Marcello Messori 13/11/2023

Patto di stabilità, accordo incompiuto Patto di stabilità, accordo incompiuto La discussione sulle nuove regole fiscali, ossia sulla revisione del Patto di stabilità e crescita, sembrava bloccata dalle opposte posizioni assunte dai maggiori paesi dell’Ue rispetto alla proposta normativa della Commissione dell’aprile scorso. La settimana passata ha, invece, subito una svolta positiva. Il documento di compromesso, predisposto dal governo spagnolo nella sua temporanea funzione di presidenza, ha reso espliciti i possibili punti di accordo fra Germania e Francia. Il primo paese potrebbe ottenere il rafforzamento di soglie quantitative minime che condizionano gli aggiustamenti di bilancio richiesti agli stati membri con rapporti eccessivi di debito e di deficit pubblici rispetto al loro Pil. D’altro canto, la Francia potrebbe ottenere valutazioni tecniche meno severe rispetto alla sostenibilità dei suoi squilibri fiscali e acquisire, così, ulteriore autonomia nella determinazione del suo piano pluriennale di correzione. In virtù di tale compromesso, la Germania introdurrebbe quei presidi quantitativi che limitano la temuta relazione bilaterale fra Commissione e ciascuno degli stati membri; e la Francia confermerebbe il principio che gli aggiustamenti di bilancio hanno una specificità e autonomia nazionale, anche se entro un perimetro dai confini frastagliati.
 
Questo assetto, basato sia su regole quantitative sia su una valutazione dei rischi, è però il risultato di una trama tanto incompiuta da essere vulnerabile a lacerazioni. Non è ancora chiaro se le soglie, auspicate dalla Germania ma non quantificate nel documento spagnolo, vadano intese come indicazioni per una valutazione della sostenibilità degli aggiustamenti pluriennali, oppure come vincoli stringenti. Per esempio: l’ipotesi, secondo cui specie gli stati membri più fragili dovrebbero mantenere un rapporto medio deficit/Pil inferiore al 3% per assorbire l’impatto di eventi negativi, può essere intesa come una raccomandazione oppure come una prescrizione. Nel secondo caso, specie se la soglia imposta fosse molto inferiore al 3%, una tale prescrizione finirebbe per ripristinare quegli obiettivi di medio termine (Mto) che condizionano gli aggiustamenti strutturali dei singoli stati membri nell’ambito delle vecchie regole fiscali e che sono incompatibili con quelle nuove. In quel caso infatti, la specificità degli aggiustamenti nazionali perderebbe di rilevanza e l’originaria proposta della Commissione verrebbe compromessa. La conclusione è che la riunione straordinaria, richiesta dalla presidenza spagnola per arrivare a una approvazione entro la fine dell’anno, porterà a risultati accettabili solo se il compromesso non svuoterà la proposta originaria della Commissione.
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