Versione stampabile Riduci dimensione testo Aumenta dimensione testo

Nadef, il governo cancella l'aggiustamento dei conti nel triennio

La crescita prevista non è bassa rispetto al trend dell'Italia e non giustifica questa scelta

Giampaolo Galli 28/09/2023

Nadef, il governo cancella l'aggiustamento dei conti nel triennio Nadef, il governo cancella l'aggiustamento dei conti nel triennio Questa volta, la questione dei crediti edilizi, con la riclassificazione giunta in extremis da Eurostat, complica enormemente l’analisi dei saldi di finanza pubblica. Ma per fortuna c’è un “acid test” che non mente. Come va il rapporto debito/Pil. Secondo la Nadef approvata ieri dal Consiglio dei Ministri, nel 2023 saremmo al 140,2% del Pil, nel 2024 “scenderemo” – si fa per dire - al 140,1 (!) per poi planare a 139,6 nel 2026. Nel testo si gioca con i decimali per dare ad intendere che si vuole ridurre il debito, ma in pubblico Giorgetti, che è un politico navigato ma trasparente, si è vergognato a dirlo e ha riconosciuto che il debito in realtà si stabilizza. Ha aggiunto che la colpa è dei crediti edilizi  che pesano per 20 miliardi all’anno fra il 2023 e il 2026 per un totale di 80 miliardi. Ma poi ha spiegato che in queste previsioni sono incluse privatizzazioni per 1% del Pil all’anno. All’incirca, crediti d’imposta e privatizzazioni si nettano. E’ quindi evidente che la politica di bilancio non fa assolutamente nulla per contribuire a ridurre il debito in rapporto al PIL; in altre parole, il deficit, valutato al netto delle riclassificazione dei crediti di imposta, non migliora.
 
Come si giustifica questa scelta? La crescita, almeno nelle proiezioni ufficiali,  non è debole: è vero che quest’anno siamo allo 0,8%, ma nei prossimi anni saremo all’1% o sopra (1,2 nel 2024 e 1,4 nel 2025). Sono tassi di crescita che non sfigurano rispetto a quelli dell’Italia negli ultimi 10 o 20 anni. Ed è comunque difficile prefigurare oggi un periodo futuro migliore di questo quadriennio al quale rimandare l’aggiustamento del saldo primario. Dunque – si chiederanno gli operatori finanziari, ma anche gli imprenditori che vogliano investire in Italia -  quando mai l’Italia comincerà a porre le condizioni per ridurre il debito? L’unica cosa certa per ora è che la scelta è continuamente rimandata a un indefinito futuro. Così è stato per molti decenni, con poche eccezioni. Così è ancora adesso. 
Altre sull'argomento
Giorgetti dica che cosa intende privatizzare
Giorgetti dica che cosa intende privatizzare
Necessario un Piano di cessioni per rassicurare la Ue e i mercati
Che cosa serve davvero al Sud
Che cosa serve davvero al Sud
I dati Svimez sul Pil e quelli Ocse-Pisa sull'apprendimento degli studenti
Patto Ue, meglio niente regole che regole troppo flessibili
Patto Ue, meglio niente regole che regole troppo flessibili
Verso la riunione dell'Ecofin di venerdì prossimo, forse decisiva
Pubblica un commento
Per inserire un nuovo commento: Scrivi il commento e premi sul pulsante "INVIA".
Dopo l'approvazione, il messaggio sarà reso visibile all'interno del sito.