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Le previsioni sul Pil e i “gusti” dei previsori

Perché nel 2024 la Germania dovrebbe crescere più dell'Italia

Sergio De Nardis 19/09/2023

Le previsioni sul Pil e i “gusti” dei previsori Le previsioni sul Pil e i “gusti” dei previsori E' un piccolo segreto che segreto non è: non esistono previsioni economiche di medio periodo pure, adamantine, oggettive. Semplicemente perché non ci sono strumenti in grado di realizzarle. Anche il modello macroeconomico più sofisticato e meglio costruito non può essere lasciato a sé stesso, libero di produrre uno scenario basato esclusivamente sulle sole relazioni stimate sulla storia passata. Una volta 'alimentato' con ipotesi ragionevoli sugli andamenti delle variabili cosiddette esogene (crescita mondiale, materie prime ecc.), darà luogo il più delle volte a dinamiche ritenute poco accettabili, se non - nei casi peggiori - fantasiose. Occorre, quindi, che questi strumenti siano guidati con aggiustamenti decisi dal previsore. E in simili interventi entra in gioco l'esperienza, il fiuto, il giudizio e, molte volte, il pregiudizio del previsore. Data dunque la dose di soggettività insita nella previsione, è in generale consigliabile (come appropriatamente fa l’Upb per la validazione) basarsi su un range di stime che condividano le stesse assunzioni sulle variabili esogene. Nella varietà delle valutazioni aumenta infatti la probabilità di inglobare giudizi (e pregiudizi) diversi, anche se una certa propensione imitativa presente tra i previsori (meglio errare tutti insieme anziché da soli) pone talvolta dei limiti a tale possibilità.     
     
Paradossalmente per prevedere il Pil con un modello basato su tante relazioni, mimanti in modo schematico i comportamenti degli operatori, occorre prima avere una propria idea, indipendente dallo strumento impiegato, di come andrà il Pil. Questo loop può risultare curioso ai non addetti ai lavori, ma non è così infrequente in economia che si premetta ciò che si vuole poi dimostrare: si è un campo di indagine a volte un po' borioso che ama mostrarsi più esatto di quel che poi è. I modelli di previsione di medio periodo non dovrebbero quindi chiamarsi così. Essi raccontano piuttosto delle storie in prospettiva. Certo con una loro coerenza interna, ma sempre di storie si tratta, delineate nell'ambito di accettabili margini di probabilità. Ad esempio, osservando nei recenti scenari della Commissione europea e dell’Ocse una decisa ripartenza tedesca nel 2024 a fronte di un’Italia in frenata. Perché? E' il previsore che ritiene che la “più forte” Germania e la “più debole” Italia torneranno ad assumere nella storia futura i rispettivi, tradizionali ruoli, dopo l'anomalo periodo 2020-2023 ("anomalia" destinata ad amplificarsi con l’imminente revisione al rialzo del Pil operata dall'Istat). Forse è un pregiudizio che si rivelerà giusto, o forse no. Allo stato delle informazioni attuali, è una prospettiva che - si può dire - dipende dai gusti.
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