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Dove vanno le pensioni italiane

La riforma fiscale rilanci la previdenza integrativa

Andrea Battista 14/09/2023

Dove vanno le pensioni italiane Dove vanno le pensioni italiane Dall’aria che tira sul finire dell’estate, è probabile che non vi saranno grandi novità in tema di pensioni nella prossima legge di bilancio. Per fare concessioni “extra Legge Fornero” la coperta di finanza pubblica è davvero corta, per nuove restrizioni d’altro canto non vi sono probabilmente le condizioni politiche e di accettabilità sociale. L’Italia è uno dei paesi che ha fatto le riforme più incisive sul tema delle pensioni, anche se certo con non episodiche retromarce, come noto. Il ministro Giorgetti è stato chiaro: la denatalità fa saltare qualsiasi sistema. Va specificato che il riferimento è al classico sistema italiano a ripartizione. La capitalizzazione è invece il meccanismo alternativo, per definizione allineato sia alle tendenze di natalità che di invecchiamento, essendo basato su conti individuali. Certo, può servire una quantità di risparmio significativa per compensare tendenze sfavorevoli e produrre prestazioni pensionistiche di valore accettabile.
 
Pare allora evidente che il notevole pension gap italiano (e siamo in buona compagnia) non può che essere gestito mobilitando il risparmio delle famiglie, che per fortuna è ancora abbondante, soprattutto in termini di stock e - pur con una certa volatilità a seconda della congiuntura – anche in termini di flusso annuale. La previdenza complementare o integrativa è la componente del sistema italiano che funziona a capitalizzazione, allocandovi quota parte del risparmio. La previdenza complementare è però da molti anni completamente sparita dai radar delle politiche economiche, anche se continua a crescere lentamente per inerzia. Coinvolge però ancora meno della metà della forza lavoro italiana. L’occasione per riportare il tema al centro dell’attenzione potrebbe essere la riforma fiscale, con la creazione finalmente di un sistema “esenzione – esenzione – tassazione”, secondo i migliori standard internazionali, con il relativo adeguamento dei massimali fiscali, fermi in termini nominali da oltre 20 anni. E’ probabile che in termini di sviluppo i risultati sarebbero nel tempo apprezzabili.
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