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In frantumi le regole sulle crisi bancarie

Dopo le crisi bancarie in Usa e soprattutto in Svizzera

Stefano Micossi 22/03/2023

In frantumi le regole sulle crisi bancarie In frantumi le regole sulle crisi bancarie Anche se le due banche svizzere coinvolte non sono formalmente europee, le vicende bancarie degli ultimi dieci giorni lasciano in frantumi il sistema di risoluzione delle crisi bancarie che credevamo di aver istituito dopo la crisi finanziaria del 2008-10. Intanto, sembra defunto il mantra secondo cui la condivisione delle perdite possa estendersi ai depositi non garantiti. Sia negli Stati Uniti che in Svizzera, la prima condizione per calmare i mercati ed evitare una crisi bancaria globale è stata la concessione della garanzia completa da parte dello Stato sui depositi delle banche in crisi. In secondo luogo, la soluzione adottata per il salvataggio di Credit Suisse appare straordinariamente simile a quella adottata per le due banche venete in Italiaꓽ garanzia di Stati all’acquirente UBS contro le perdite per quasi 10 miliardi, gigantesca linea di liquidità della banca centrale, sacrificio totale dei portatori delle obbligazioni AT1. La Banca d’Italia, dopo tutto, aveva visto giusto nei salvataggi nostrani del decennio scorso.   
 
Un’evidente anomalia si è invece verificata nella gerarchia dei creditori coinvolti nelle perdite, dove le autorità svizzere hanno deciso di salvare in parte gli azionisti, riconoscendo loro un valore di 0.75 franchi svizzeri per azione (l’ultima quotazione delle azioni Credit Suisse venerdì sera era stata di 1.86). È trasparente la preoccupazione di limitare i danni inflitti agli azionisti arabi delle due banche. Ancora più stridente l’altra anomalia: gli azionisti delle due banche non hanno potuto votare l’accordo (solo approvato dai due consigli di amministrazione) imposto dalle autorità regolamentari, le quali ciononostante parlano di soluzione “commerciale”. Per fare tutto questo, le autorità svizzere hanno approvato leggi ad hoc che sfidano ogni principio di diritto. L’Ue non è coinvolta in questo scempio, ma non può che prendere atto che le regole del gioco per la gestione delle crisi bancarie non sono più le stesse.
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