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Italiani preoccupati per le “poli-crisi”
Ma non rinunciano ai consumi “gratificanti”
Nando Pagnoncelli 27/01/2023

Una famosa frase che nel 2011 segnò l’inizio della caduta della popolarità di Berlusconi (“I ristoranti sono pieni”) potrebbe essere oggi riesumata, assegnandole però un significato diverso: non si tratta di negare la crisi, ma di osservare come, di fronte alle prospettive incerte, gran parte degli italiani possa trovare nei consumi, molti dei quali selettivi e di qualità, un elemento di compensazione rispetto al sentiment generale. Infatti, la convergenza delle crisi, o poli-crisi come a qualcuno piace definirle, ha inciso fortemente sulle condizioni emotive dei cittadini, determinando un diffuso senso di affaticamento accentuato dalla condizione di “transizione permanente” che genera reazioni ambivalenti nelle persone: aspettative di miglioramento, ma anche ansia per il cambiamento e per l’incertezza futura in assenza di approdi certi. Entriamo quindi in una ennesima nuova condizione in cui sembra assodato che le capacità di fare previsioni basate su evoluzioni lineari sono entrate in crisi. È quindi cruciale dotarsi di attrezzatura “leggera” per governare la persistente incertezza e adeguarsi rapidamente ai cambiamenti di rotta. Possiamo dire che si chiude il tempo della resilienza (uno dei termini più abusati negli ultimi anni) e si apre un periodo all’insegna dell’agilità.
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