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Gli scogli di catasto e balneari

Il governo alle prese con due impegni solo apparentemente minori

Stefano Micossi 26/01/2023

Gli scogli di catasto e balneari  Gli scogli di catasto e balneari Chiusa la partita del Bilancio pubblico (senza ammaccature), incomincia il cammino del governo Meloni nel mare aperto delle strategie e degli interventi normativi nei quali queste dovranno concretizzarsi. Due dossier sono già sul tavolo, solo apparentemente di minore importanza: la revisione del catasto e le concessioni demaniali. La rilevanza dei dossier discende dal significato segnaletico importante di questi atti, che a Bruxelles e nelle capitali europee saranno valutate come indicazioni sulla capacità di tenere la rotta sulle politiche europee. Sul catasto, è presto detto. Il nostro paese vanta un record di immobili non censiti e di una straordinaria dispersione dei valori catastali rispetto ai valori di mercato. La riforma, attesa da vent’anni, era pronta nel 2016, ma Renzi la fermò per non dispiacere ai proprietari di case dei centri storici, che certamente avrebbero pagato di più (consentendo agli abitanti delle periferie, più bisognosi, di pagare di meno). Ora anche il governo di centro destra vuol rinviare, avendo verificato che il tema non figura tra gli obbiettivi formali del PNRR. Il problema è che però il tema figura (da anni) nelle ‘raccomandazioni specifiche’ per l’Italia, che a loro volta dovranno essere rispettate integralmente entro il 2026 anche con il sostegno dei fondi del PNRR (articolo 18, punto b. del dispositivo europeo per i programmi di Ripresa e Resilienza). Dunque, la mancanza di un obbligo formale non vuol dire che siamo senza obblighi sul tema.
 
Quanto alle concessioni demaniali, 30 mila concessionari di spiagge a canoni irrisori protestano contro il mantenimento degli impegni europei che prevedono che le concessioni vengano periodicamente messe a gara. Su questo, il vero oggetto del contendere è la fissazione del valore di offerta sul mercato delle concessioni. Se troppo alto, nessuno si presenterà a comperare; se troppo basso, i concessionari attuali si sentiranno espropriati. Seguendo un suggerimento del Prof. Heimler, avevo già proposto un metodo che esime il governo dallo scegliere, disinnescando la contesa. Il metodo è questo: si faccia dichiarare dal concessionario quanto vuole per cedere la sua concessione; su questo valore sia chiamato poi a pagare il 4-5% (o altra percentuale fissata dal governo) di canone annuale al demanio. Chiunque voglia fare un’offerta maggiore per quella concessione, deve offrire un prezzo più elevato, anch’egli dovendo poi corrispondere il canone nella percentuale fissata dal governo. Questa proposta risolverebbe completamente il problema degli incentivi privati a dichiarare il valore vero della concessione per loro, dato che un valore troppo basso porterà probabilmente a perdere la concessione, mentre un valore troppo alto si tradurrà in maggiori entrate per lo Stato. Lo Stato riceverà il giusto su quel valore, nella proporzione fissata dal governo rispetto al valore di cessione della concessione.
 
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