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In continuità la Nadef di Meloni-Giorgetti
Deficit 2023 al 4,5% per dare 21 miliardi di aiuti alle bollette
Sergio De Nardis 07/11/2022

Per la dimensione, in quel che resta del 2022 si spendono 9 miliardi in disavanzo (0,5 punti di Pil), mantenendo comunque quest’ultimo nel limite del 5,6% del Pil stabilito nel Def di aprile. Nel 2023, la manovra in deficit ammonta a circa 21 miliardi (1,1 punti) portando il disavanzo al 4,5%, in discesa rispetto al 2022. Per quel che concerne gli obiettivi del maggior deficit, le misure sono volte ad alleviare il caro energia per imprese e famiglie. Si prosegue dunque lungo la strada degli aiuti che non piace a molti, ma che si è dimostrata efficace nel puntellare l’economia in occasione sia della pandemia che dello shock energetico, contribuendo in questo caso a tenere a bada la spirale prezzi-salari. Vi è cautela anche nella stima dell’impatto espansivo della manovra: aggiunge 0,3 punti alla crescita del 2023, portandola così nello scenario programmatico allo 0,6%. Una Nadef quindi prudente che dovrebbe per un po’ acquietare, nel contesto finanziario divenuto più complicato, gli investitori nel debito italiano, il cui profilo in rapporto al Pil si conferma in calo. E’, tuttavia, una previsione soggetta a rischi: la recessione incombente potrebbe essere più forte di quella messa in conto. Inoltre, il tono per così dire asettico della manovra in deficit sfuma nelle ulteriori (limitate) misure soggette a copertura finanziaria previste per il 2023 (6-7 miliardi che si aggiungono ai 21 in deficit) e (ancor più) nella prospettiva futura quando prendono a definirsi i paletti di una ricomposizione del bilancio pubblico più in linea con le priorità del nuovo governo: minori esborsi per il reddito di cittadinanza, condoni, estensione della flat tax, trasferimenti per pensioni, oltre che la sempreverde spending review ministeriale.
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