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Retribuzioni, produttività e distribuzione dei sacrifici
Come ripartire la caduta del reddito dovuta all'aumento dei prezzi
Sergio De Nardis 11/05/2022

Tenendo conto della dinamica della produttività (fiacca dopo il 2010 dappertutto), la competitività rispetto alla Germania misurata dal costo del lavoro per unità di prodotto (Clup) è migliorata, consentendo di recuperare, dal 2010, tra il 60 e l’80% del gap competitivo in precedenza accumulato nei confronti di questo paese in Portogallo, Italia e Spagna, il 100% in Grecia. Dopo la pandemia e il Ngeu, sembra parlare di un’epoca lontana. Ma l’area euro ha avuto fino a ieri nella competizione di costo tra i partner per la conquista di quote di domanda estera l’unica possibile chiave per la crescita. Era quella dettata dal modello di sviluppo del paese guida, con effetti depressivi per l'area nel suo complesso. L’adozione di Ngeu volta alla promozione della domanda interna delle economie modifica, almeno per alcuni anni, questa impostazione, rendendo ovunque possibili più sostenute dinamiche retributive. Una simile strada, tuttavia, è ora ostacolata dallo shock energetico che comporta inevitabilmente la contrazione del reddito reale dei paesi importatori. I salari (componente del reddito nazionale) devono tenerne conto, anche per evitare di attivare spirali inflazionistiche che richiederebbero interventi più restrittivi della Bce. Diviene quindi stringente la questione distributiva: come ripartire il calo di reddito reale indotto dal balzo dell'energia contenendo gli impatti recessivi. Non è semplice, ma la finanza pubblica può svolgere un ruolo di coordinamento nei paesi europei per indirizzare il superamento di questo snodo, da non lasciare alla sola dialettica delle parti sociali.
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