Versione stampabile Riduci dimensione testo Aumenta dimensione testo

Altro parere

Basta un po' di buonsenso

Redazione InPiù 02/07/2025

Altro parere Altro parere Alessandro Sallusti, il Giornale
Alessandro Sallusti sul Giornale invita ad affrontare mediaticamente la ‘questione caldo’ con buonsenso: “Ritrovarsi in piena estate a parlare di caldo è la cosa più ovvia del mondo, un po’ come parlare di calcio durante i Mondiali, di politica a cavallo delle elezioni. Già, perché in estate fa caldo, da sempre e per sempre, sarebbe bizzarro l’inverso. Certo il caldo rappresenta anche un pericolo per molti, soprattutto per i soggetti deboli, ma a differenza di altre calamità imprevedibili – dalle alluvioni ai terremoti – lo spazio di difesa è ampio. Il caldo lo si percepisce a pelle, non c’è bisogno di leggere il bollettino come per le valanghe, quindi basta nel limite del possibile evitarlo, comunque non sfidarlo altrimenti vince lui. Intendo: se uno con quaranta gradi si mette per ore a prendere il sole in spiaggia o vaga per la città passando da un monumento all’altro il problema è lui. Siccome non viviamo nel deserto del Sahara – sottolinea - abbiamo sempre un’oasi a portata di mano, insomma basta stare se non proprio al fresco almeno all’ombra e rinviare a giornate meno soffocanti qualsiasi attività, se necessario anche il lavoro. Il resto appartiene a dinamiche naturali inevitabili: spegnere il sole risulta problematico; ordinare al nostro corpo di fregarsene pure; abolire il caldo per decreto altrettanto. Niente, ci resta solo di usare il buon senso, rallentare e incrociare le dita che vada  tutto per il meglio perché è pura illusione poter tenere in piena estate le stesse abitudini e ritmi di vita che teniamo in altre stagioni. Se c’è una cosa su cui gli esperti convergono è proprio la stretta relazione che c’è  tra il clima, l’economia e le dinamiche sociali, e questo spiega la differenza di benessere e velocità tra le  aree temperate del mondo – quelle dove le stagioni sono ben definite e i picchi contenuti per durata e quantità – e quelle no. Da un po’ di tempo ci spiegano che questa mappa sta cambiando, sarà ma da quando faccio questo mestiere (quasi cinquant’anni) ogni estate mi ritrovo a scrivere – grado più o grado meno poco cambia – dell’emergenza caldo e dei suoi nefasti effetti. Più che il clima – conclude - probabilmente, siamo cambiati noi: oggi troviamo strano che a queste temperature si fermino i rider quando trent’anni fa le città a luglio e agosto chiudevano per caldo. Ed erano tutti felici e contenti”.
 
Marco Travaglio, Fatto Quotidiano
“Gli sgovernanti europei sono talmente masochisti che prima del vertice Nato dell’Aia tremavano all’idea che Trump rinnegasse l’articolo 5 del Trattato Atlantico: quello che obbliga tutti i Paesi membri della Nato a entrare in guerra per difenderne uno se viene attaccato. Ma quell’articolo, ormai anacronistico, è una minaccia soprattutto per noi". Così Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano parlando delle 'guerre degli altri': "Aveva un senso nella guerra fredda - osserva - quando Nato e Patto di Varsavia rispettavano le linee rosse e si guardavano bene dall’attaccare o provocare Paesi del campo avverso. Poi la Nato iniziò a provocare la Russia aggredendo i suoi alleati (Serbia, Iraq, Libia, Iran) e destabilizzando i suoi vicini di casa, inglobandoli nell’Alleanza, organizzando esercitazioni militari, rovesciando i governi con rivoluzioni ‘colorate’ (d’oro come il dollaro e la sterlina), discriminando le minoranze russe, armando squadroni della morte, annullando o contestando elezioni di esito sgradito. E Mosca – ricorda il direttore - appena poté, cominciò a renderci pan per focaccia. Finora Mosca non si era mai sognata di attaccare Paesi Nato. Ma ora, col folle riarmo dell’Europa, comincia a guardarla con altri occhi. Anche perché tutti dicono di riarmarsi contro Mosca. E i più vicini alla Russia, dai Baltici alla Polonia, dalla Finlandia alla Germania, dicono apertamente di prepararsi a farle la guerra. Dopo le bombe a grappolo e all’uranio impoverito, sdoganiamo anche le mine, purché anti-russe. Del resto assolviamo da tre anni il terrorismo dell’‘alleata’ Ucraina che manda in giro i suoi 007 a far saltare gasdotti e petroliere (già cinque in acque italiane da inizio anno) e assassinare ragazze innocenti, giornalisti, blogger, politici e attivisti russi o filorussi, senza che nessuno li fermi o li punisca, anzi continuiamo ad armarli fino ai denti. Se, ora che gli Usa hanno smesso, qualcuno a Est vuol provocare un intervento russo e fare la fine dell’Ucraina, liberissimo. Ma che c’entriamo noi italiani, spagnoli, francesi e così via? Perché mai dovremmo mandare i nostri figli a morire in qualche altra guerra provocata dalle presunte vittime? Se avessimo la forza e gli attributi per fermarle, non rischieremmo nulla. Ma siccome siamo governati da nani vigliacchi, i primi a contestare l’articolo 5 dovremmo essere noi. Non avendo nemici, è ora di piantarla di dissanguarci per i falsi amici”.
 
Altre sull'argomento
Meno male che Merz c'è
Meno male che Merz c'è
L'appello del Cancelliere a Trump: resta con noi
Altro parere
Altro parere
La destra si vergogna di quello che è. La sinistra di quello che ...
Lo spread e i brindisi da evitare
Lo spread e i brindisi da evitare
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Le ombre sul futuro dell'Ucraina
Le ombre sul futuro dell'Ucraina
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Pubblica un commento
Per inserire un nuovo commento: Scrivi il commento e premi sul pulsante "INVIA".
Dopo l'approvazione, il messaggio sarà reso visibile all'interno del sito.