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Nel mondo vale soltanto la legge del Paese che ha più forza
Redazione InPiù 20/06/2025

Le due sponde dell’Atlantico sono più lontane, afferma Luigi Chiarello su Italia Oggi. Dopo aver inasprito i commerci con i dazi, rottamando il Wto, il lavorio di Trump «per la pace» moltiplica il disordine. Sono i dati a dirlo. La diplomazia in Ucraina e Medio Oriente è all’angolo; il massimo che porta a casa è uno scambio di prigionieri. L‘Onu non incide, paralizzata dai veti in consiglio di sicurezza. Il diritto internazionale crepa sotto i colpi della legge del più forte. Col paradosso che un invasore, Putin, viene proposto dalla Casa Bianca come “mediatore” tra Israele e Iran, mentre intensifica le bombe sui civili ucraini e moltiplica le truppe ai confini con l’Ue. Non accade per caso. Trump reputa l’Europa unita “una fregatura” e scarica pure i partner del G7 per “affari da sbrigare”. Ma resta sempre il Cremlino la fucina di questa deriva. Con l’invasione dell’Ucraina e la paralisi delle Nazioni Unite, Putin ha dimostrato un’ovvietà: se il direttorio Onu è incapace di decidere, ogni regola internazionale è calpestabile. Prevale solo la forza. Senza limiti. Così Mosca ha resuscitato l’ideologia di guerra come «sola igiene del mondo» (diceva Marinetti), derubricato il terrore dell’atomica a slogan contro il nemico, spedito al macero ogni pudore per le armi. L’ordine mondiale è a pezzi. E Netanyahu ne ha approfittato. Del resto, il nucleare iraniano è una minaccia concreta per Israele (fonte Aiea), così come lo è per i vicini stati arabi. E sebbene la teocrazia non abbia mai attaccato frontalmente Tel Aviv, ha sempre usato le sue truppe mercenarie da essa finanziate e pilotate (Hamas, Houthi, Hezbollah) per aggredire lo stato ebraico. Ciò significa che, solo in apparenza, la guerra scatenata da Bibi ricalca la narrativa che Putin usa per la sua invasione: per Mosca conquistare Kiev evita che diventi paese Nato, cioè esca dal suo dominio; per Israele attaccare Teheran è pura difesa a fini esistenziali. Oggi il mondo va per le spicce e sono le grandi potenze a imporlo. Nel 2003, il segretario di stato Usa, Powell, dovette esibire prove false per attaccare l’Iraq sotto ombrello Onu. Ora la copertura legale non serve più. Solo l’Ue, divisa e ininfluente, resiste all’idea di un mondo senza regole. Apparendo velleitaria.
Claudio Cerasa, Il Foglio
Se non ci fosse da piangere, scrive sul Foglio Claudio Cerasa – verrebbe da ridere, ma la scena che sabato prossimo vedrete e vedremo a Roma merita qualche riga di commento. Tema: manifestazione nazionale contro la guerra, il riarmo, il genocidio, l’autoritarismo. E per evitare che il messaggio possa essere considerato come un invito generale, a tutti, anche agli stati canaglia, a fermare le politiche di riarmo, il popolo pacifista, usando le stesse parole che avrebbe utilizzato Putin, vuole essere preciso: “La manifestazione rientra nella settimana di mobilitazione europea, che si terrà dal 21 al 29 giugno in occasione del vertice della Nato all’Aia”. Dunque, la Russia si riarma, arrivando ad aumentare la spesa per la difesa del 68 per cento rispetto al 2023, superando i 10.800 miliardi di rubli (circa 115 miliardi di dollari), pari a oltre il 6 per cento del pil: un livello mai raggiunto nemmeno ai tempi della Guerra fredda. La Russia sceglie di portare la produzione annua di proiettili d’artiglieria a un volume sei volte superiore rispetto al 2022, secondo fonti occidentali. La Russia dichiara di aver completato il dispiegamento operativo del missile intercontinentale Sarmat, capace di trasportare più testate nucleari e sfuggire ai sistemi antimissile. La Russia intensifica le esercitazioni con Cina, Corea del nord e Iran. E nello stesso periodo, l’Iran, alleato con la Russia, raggiunge la capacità di produrre missi- li balistici a lungo raggio, accumula materiale fissile arricchito fino al 60 per cento – a un passo dalla soglia del 90 per cento necessaria per un ordigno nucleare – in quantità sufficiente per almeno tre bombe atomiche, intensifica il finanziamento e il rifornimento di Hezbollah, houthi e milizie sciite irachene, fornendo missili, droni e tecnologie di puntamento. E il popolo pacifista cosa fa? Condanna le politiche di difesa europee (e della Nato) senza dire una parola sul mercato nero di armi iraniane, russe, nordcoreane o sul traffico globale di droni e missili, trasforma in una minaccia per la difesa, per la sicurezza e la libertà l’attività di deterrenza dell’Europa, e della Nato e facendo un passo ulteriore verso la trasformazione degli aggressori in aggrediti e degli aggrediti in aggressori.
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