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Il quorum e la difesa del sistema

Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani

Redazione InPiù 11/06/2025

In edicola In edicola Sabino Cassese, Corriere della Sera
Sabino Cassese sul Corriere della Sera prova ad analizzare le cause della bassa affluenza al voto referendario: “Una prima possibile spiegazione – scrive l’editorialista - può forse trovarsi nel fatto che la maggior parte della popolazione è convinta della bontà della Repubblica parlamentare e ritiene che decisioni del tipo di quelle proposte vadano prese, dopo accurato dibattito, dalle persone che essa ha inviato in Parlamento. Insomma, la scarsa presenza degli elettori può rappresentare un invito ai parlamentari a fare il proprio mestiere, senza scaricarlo sui cittadini. Se questa interpretazione fosse corretta, non ci si dovrebbe preoccupare, perché la scarsa affluenza alle urne sarebbe prova non di apatia politica, ma sia della fiducia popolare nei propri rappresentanti, sia di adesione alla Costituzione. Una seconda possibile spiegazione: dopo 77 referendum proposti in 79 anni di vita repubblicana, può anche darsi che l’elettorato sia stanco di dover dare risposte e dia, quindi, un giudizio negativo ai proponenti, non recandosi a votare. C’è poi una possibile terza spiegazione, che riguarda i quesiti proposti e le motivazioni dei proponenti: che questi ultimi vogliano ottenere con il referendum altri scopi, diversi dall’approvazione di specifiche norme. La quarta spiegazione – aggiunge Cassese - è quella più semplice e consiste nella possibilità che una maggioranza dei votanti dia un giudizio negativo dei quesiti posti, talmente negativo da non meritare neppure la partecipazione al voto. Da ultimo, perché il quorum, e perché solo per i referendum abrogativi e non per quelli confermativi? Gli autori della Costituzione erano preoccupati che una minoranza di votanti, nel referendum, potesse incidere, abrogandola, su una legge approvata dalla maggioranza dei parlamentari. Ma, se questo è il motivo della inclusione del quorum nella Costituzione, è evidente che non si può abbassarlo, come alcuni propongono, perché in tal modo si ferisce l’impianto parlamentare della Repubblica. Se le ipotesi che ho esposto sono corrette, le lezioni da trarne sono le seguenti: che i quesiti proposti alla votazione popolare riguardino temi importanti, rilevanti per tutta la collettività, maturati nel dibattito e nelle coscienze; che i proponenti si prefiggano un solo obiettivo, quello configurato nella domanda sottoposta al referendum, senza caricarlo di altri significati o scopi; che si conservi il quorum maggioritario perché questo serve alla difesa del sistema parlamentare”.
 
Massimo Recalcati, la Repubblica
Massimo Recalcati su Repubblica parla ‘dell’ossessione dei corpi perfetti’. “L’apparizione di corpi in forma, sempre giovani e belli, modellati dalla chirurgia estetica – scrive - costituisce da diversi anni una presenza sempre più costante nel paesaggio ipermoderno. L’azione del bisturi e dell’ago sagoma forme perfette che non rispondono però solo a un ideale estetico ma intendono scongiurare innanzitutto la presenza fatale della morte. Il corpo che non mostra i segni del proprio invecchiamento si configura come uno scongiuro, un talismano che rigetta il tempo inesorabile della nostra fine. Tuttavia il ricorso alla chirurgia estetica non riguarda solo la vita nel suo momento fisiologico di declino, ma anche, se non soprattutto, le nuove generazioni. L’azione del bisturi, come quella dei tatuaggi che si estendono a tutta o quasi la superficie del corpo, porta con sé l’illusione dell’autogenerazione. Se poi si osserva il corpo di giovani donne rimodellate dal bisturi non può non colpire la loro drastica uniformazione. I corpi di queste donne tendono a corrispondere all’idiozia del fantasma maschile che eleva proprio quegli oggetti — in particolare labbra, seni e glutei — alla natura feticistica del proprio fantasma. In termini più semplici – sottolinea - il corpo delle donne tende a corrispondere perfettamente all’immaginario sessuale maschile facendosi simile a quello di vere e proprie bambole artificiali del sesso. In un’epoca dove il femminismo ha giustamente imposto una cultura dei diritti che ha interrotto l’egemonia maschilista, questi corpi di gomma sembra mostrino l’altra faccia della medaglia, ovvero l’inossidabilità del fantasma feticistico maschile e la difficoltà della donna a liberarsi dalla sua presa. Patologico è invece il ricorso compulsivo, l’insoddisfazione che accompagna ogni intervento e che sospinge ad altri nuovi interventi sino talvolta a provocare evidenti effetti di deformazione aberrante del proprio corpo. Si tratta a volte di un vero e proprio calvario che trasforma il corpo in una sorta di cantiere permanentemente aperto. In questi casi il paradosso è che ogni intervento crea una nuova insoddisfazione, ogni tentativo di perfezionamento genera un nuovo difetto. Perché? Quando guardiamo il nostro corpo allo specchio interviene una memoria inconscia che ha reso la nostra immagine qualcosa di amabile o qualcosa di perennemente insufficiente”.
 
Marcello Sorgi, La Stampa
“Apertura al negoziato, ma con cautela. È lo spirito con cui Meloni si accinge a ricevere a Palazzo Chigi il segretario generale della Nato”. Così Marcello Sorgi sulla Stampa ricordando che “Rutte arriva a Roma dopo aver incontrato a Londra il primo ministro Starmer, in un tour di preparazione del vertice dell’Aja, il momento, per l’Alleanza atlantica, di decidere se e come compiere il salto di qualità a cui è chiamata dal mutamento del quadro internazionale e dalle prospettive di ridimensionamento del contributo americano alla difesa europea. In altre parole si tratta di passare in cinque anni, dal 2025 al 2030, al 5 per cento di bilancio impegnato per il potenziamento della Nato. Per l’Italia, già stretta nelle maglie del nuovo Patto di stabilità che la impegnano a una drastica riduzione del debito pubblico, un ulteriore (e insopportabile, stando ai nostri conti) appesantimento di settanta miliardi. La controproposta della premier – scrive Sorgi -  sarà di accettare un passaggio dall’attuale 2 al 3,5 per cento, chiedendo inoltre di spalmarlo su un periodo di tempo più lungo. Ma al di là delle cifre e dei mesi a disposizione, Meloni si trova a dover stabilire se accettare la prospettiva europea del riarmo, alla quale è sollecitata da Germania e Francia (le recenti visite di Merz e Macron a Palazzo Chigi erano orientate soprattutto a quest’obiettivo), o trovare il modo di prendere ancora tempo, sapendo che non gliene sarà concesso, o restare nell’ambiguità in cui s’è tenuta finora. Il piano di riarmo europeo, specie se sorretto da Eurobond (debito comune, da non conteggiare nei bilanci) e sollecitato, com’è adesso dai Paesi Baltici, i più minacciati da eventuali nuove mire espansionistiche di Putin, potrebbe anche avere una sua convenienza economica, specie allargando il concetto di spese per armamenti e comprendendovi investimenti strategici. Comporta anche, tuttavia, e Meloni ne è perfettamente consapevole, il rischio politico di una campagna contraria trasversale, da Salvini alle opposizioni, proprio mentre il governo va incontro all’appuntamento elettorale d’autunno per le regionali e a quello generale delle politiche previste tra meno di due anni, per la primavera del 2027. Di qui – conclude - la prudenza meloniana, di fronte al bivio verso cui è sospinta, mentre l’alleanza con Trump si fa più incerta e meno praticabile”.
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