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Altro parere

L'asticelly

Redazione InPiù 09/06/2025

Altro parere Altro parere Marco Travaglio, Fatto Quotidiano
“Fra i tanti errori commessi da chi ha promosso i cinque referendum miseramente falliti ieri, non c’è quello di averli promossi”. Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano parte da lontano per l’analisi post voto: “Quando nacque l’idea – ricorda il direttore - i cinque quesiti furono pensati come vagoni da agganciare alla locomotiva dell’Autonomia differenziata: la secessione dei ricchi che avrebbe mobilitato la maggioranza degli elettori, anche al Sud. Rottamata la motrice, per la bocciatura della Consulta alla legge Calderoli, le carrozze sono rimaste senza traino. Ma non si potevano più ritirare i quesiti superstiti: tutti importanti, soprattutto sul lavoro, ma per un numero troppo esiguo di elettori. Che a votare vanno ancora, anche ai referendum, ma solo quando si riesce a mobilitarli su temi cruciali e con campagne chiare: per tagliare i parlamentari (anche se non c’era quorum) nel 2019 votò il 51,1%, contro la privatizzazione dell’acqua e il nucleare nel 2011 il 54,8. Ma il mondo del lavoro è troppo frastagliato per trascinare alle urne un italiano su due contro l’ignobile Jobs Act. E la cittadinanza breve agli immigrati interessa perlopiù ai soliti radicali fuori dal mondo. Però la sconfitta, pur scontata, poteva essere un blasone da anime nobili. Invece è diventata una farsa quando la Schlein e i suoi han cominciato a vaneggiare di ‘asticelle’ per trasformarla in una vittoria e persino in una spallata al governo Meloni (che non c’entra nulla con le norme che si volevano abrogare). Un penoso tentativo – osserva Travaglio - di nascondere la tragicomica contraddizione del Pd che chiedeva di abrogare una legge fatta dal Pd. L’idea malata era che, superando i 12 milioni di Sì, si sarebbe sorpassata la Meloni. Quindi, siccome hanno votato in 15 milioni (quasi tutti per il Sì, salvo sulla cittadinanza), è stato un trionfo. Peccato che da oggi anche questo referendum sarà archiviato come un flop, mentre tutti rideranno all’idea che Pd, M5S, Avs, +Europa, ma anche Iv e Azione (che invitavano comunque a votare un po’ Sì un po’ No), dati da Ipsos al 49,6%, esultino per il 30. È la solita follia di sommare le mele, le pere e le patate, dimenticando che ogni elezione fa storia a sé”.
 
Alessandro Sallusti, Il Giornale
Alessandro Sallusti da destra analizza il flop refendario: “Il referendum promosso dalla Cgil e dalla sinistra – scrive il direttore del Giornale - doveva essere un avviso di sfratto al governo Meloni. Il risultato sa di avviso di sfratto per i leader della sinistra che lo hanno voluto e trasformato in un referendum politico per fini interni al campo largo, che da questa consultazione esce più debole e diviso di come ci sia entrato. Ci stanno provando, ma è surreale sostenere che in fondo si sia trattato di una vittoria perché quattordici milioni di italiani si sono recati alle urne: è un po’ come se un interista sostenesse che giocare la finale di Champions è un importante viatico per la prossima stagione perché la si è persa soltanto cinque a zero. Come successe a Renzi nel 2016, è probabile che il risultato di questo referendum segni l’inizio della fine del regno di Elly Schlein sul Pd, se non addirittura dell’intero progetto di un campo largo. Insomma, per la segretaria dem peggio di così non poteva andare, sia nel confronto con la maggioranza sia in quello con la sua minoranza, che già annuncia battaglia per un cambio di linea, di alleati e in ultima analisi della stessa Schlein. La verità – sottolinea Sallusti - è che gli italiani in stragrande maggioranza hanno ritenuto irrilevanti i quesiti posti alla loro attenzione e hanno disertato le urne. Sul quesito che riguardava la cittadinanza veloce agli immigrati ben un elettore su tre – si presume di sinistra – si è addirittura espresso in modo contrario. Sostenere che chi si è recato alle urne è un corpo elettorale coeso in grado di battere nelle urne il centrodestra è un’illusione. Primo perché non ci sono elezioni politiche in vista, secondo perché si è giocato senza avversari, terzo perché è come mischiare le pere con le mele. Ma va bene così, Renzi a suo tempo ebbe almeno la dignità di ammettere il flop e dimettersi, questi tirano diritti per la loro strada facendo finta di non vedere che si tratta di strada a fondo cieco. Il governo Meloni non potrebbe sperare di meglio: finché le opposizioni sono nelle mani di Schlein, Fratoianni, Landini e Conte è praticamente certo che tali rimarranno. La fortuna della premier non è che le sinistre abbiano perso la loro sfida, è che non se ne siano accorte”.
 
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