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La morsa doppia
Naim: “Casa Bianca senza strategia, sui dazi si muove a caso. Ma l'Ue non è coordinata”
Francesco Semprini, La Stampa, 5 giugno
Redazione InPiù 07/06/2025

Una geometria in cui l’Europa dove si collocherebbe? «Si collocherebbe sotto la sfera di influenza degli Stati Uniti, in linea subalterna. Occorre fare una digressione: il progetto europeo riguarda Paesi che hanno una storia comune e condividono i valori della democrazia e della pace, ma hanno interessi specifici diversi. Ogni Stato membro ha la propria agenda di interessi questo rende l’Unione, in più occasioni, disomogenea. Quello a cui assistiamo quindi è un’Europa talvolta capace di operare come un corpo unico, come ad esempio è avvenuto nel sostegno all’Ucraina subito dopo l’invasione da parte della Russia, il 24 febbraio 2022. E questo ne ha fatto una realtà forte. Il prevalere successivo delle agende nazionali, di interessi specifici e delle derive sovraniste, ne ha eroso la compattezza e la forza. Allo stesso modo, su altri temi, il Vecchio continente non è in grado di agire in maniera organica e compatta, i dazi sono uno di questi casi, dove le differenze prevalgono». Come può il Vecchio continente uscire da questa impasse, sia sul piano geopolitico che sul piano pratico del commercio? «L’Europa, l’Italia in particolare, hanno un’arma nemmeno troppo segreta, che si chiama Giorgia Meloni. Trump considera la premier assai vicina a lui e alle sue posizioni, la sente come una compagna di viaggio. La presidente Meloni gode del rispetto di tutta l’amministrazione a stelle e strisce e, in questo senso, l’Italia ha una marcia in più rispetto a tutti gli altri in Europa». Cosa intende? «Se Trump dovesse veramente decidere a luglio di mettere i dazi al 50% all’Ue, la prima a chiamare alla Casa Bianca sarebbe Gorgia Meloni. E il presidente Usa si aspetterebbe proprio questo. Bruxelles ne deve prendere atto e comportarsi di conseguenza, altrimenti l’Ue rischia di deragliare. La Premier italiana è un’arma anche per l’Europa». Quanto tempo ci vorrà per vedere Trump incassare il primo successo sul piano diplomatico? «Il presidente Usa non ha bisogno di questo, di successi diplomatici o geopolitici, per lui contano le transazioni e il business, come quelle perfezionate durante la sua missione nel Golfo, grazie alla quale ha portato in Usa migliaia di miliardi di petrodollari. Anche il perseguimento della pace in Ucraina è uno strumento per arrivare a una nuova fase di sviluppo delle relazioni economiche e commerciali, sia con Kiev che con Mosca».
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