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Altro parere

Il Melonismo una minaccia sottovalutata

Redazione InPiù 07/05/2025

Altro parere Altro parere Francesco Pallante, il Manifesto
Francesco Pallante sul Manifesto parla del melonismo come di una ‘minaccia sottovalutata’: “Come se si fosse diffusa una strana sindrome da presbiopia democratica, molti commentatori, che non esitano a inquadrare come pericoloso quanto sta accadendo lontano dai nostri confini, da ultimo in Romania, stentano a riconoscere l’esistenza di un analogo pericolo nell’Italia a guida Meloni. Tra gli obiettivi preminenti di palazzo Chigi spiccano tre riforme istituzionali il cui esito sarebbe il rovesciamento della Carta costituzionale vigente” scrive l’editorialista citando il premierato, l’autonomia differenziata e la riforma della giustizia. “Insomma, quel che prefigura il governo è un Paese in cui la sola elezione che conta è quella del capo del governo, i diritti dipendono dal luogo in cui si vive e la magistratura è assoggettata all’esecutivo: difficile ritenerlo un Paese in equilibrio con il dettato del costituzionalismo liberale. Analoga è l’attitudine che emerge dalla concreta azione dell’esecutivo Meloni. Com’è possibile che strappi tanto profondi al tessuto costituzionale non siano percepiti come un pericolo democratico? Probabilmente, per due motivi. Il primo – osserva - è l’acquiescenza meloniana nei riguardi degli equilibri economici e geopolitici europei improntati al neoliberismo finanziario, alla corsa al riarmo, alla prosecuzione delle ostilità in Ucraina: una rassicurazione decisiva per i poteri che contano. Il secondo è la rimozione delle cause che, in larga parte del mondo, hanno portato al potere, o alla soglia del potere, la destra estrema, grazie al consenso o all’astensione delle classi popolari. È chiaro che la ragione principale è l’abbandono delle politiche sociali legata all’appiattimento generalizzato della politica sull’agenda neoliberista. Riconoscerlo significherebbe, tuttavia, ammettere, oltre alle responsabilità delle forze democratiche nell’involuzione antidemocratica in atto, la necessità di tornare a sostenere lo Stato sociale, con la connessa redistribuzione della ricchezza dall’alto verso il basso che esso richiede. Esattamente quello che le élite, anche se democratiche, drogate da decenni di benefici inusitati, paventano”.
 
Franco Adriano, Italia Oggi
“Incredibile come la strategia politico-comunicativa adottata dall’amministrazione americana con l’avvento di Donald Trump: «flooding the zone (inonda il terreno)» continui ad essere ancora efficace a 100 giorni dall’insediamento”. Così Franco Adriano su Italia Oggi: “Trump ogni giorno occupa il dibattito con una castroneria trascinando i suoi detrattori sul terreno dell’indignazione. Cosa che li induce a discutere per giorni e giorni sul nulla, mentre lui porta in fienile qualche risultato che gli interessa. L’ultimo eclatante esempio riguarda, nello scenario del Conclave, l’immagine artefatta che immortala Trump nelle vesti di un Papa intronato. Giorni e giorni a discutere su questo presunto scandalo per i cristiani, alimentato peraltro dallo stesso presidente Usa che pare giocare come il gatto con il topo: infatti, dichiara di non saperne nulla, proprio come aveva già fatto con il video di Rivière Gaza. Intanto, però, firma le sue scelte. Da ultimo ne vengono in mente due: la riduzione del 20 per cento delle alte cariche militari: ci sono mille generali negli Usa, troppi; ma soprattutto l’ordine esecutivo che vieta l'utilizzo dei fondi federali a livello internazionale per la controversa ricerca «Gain of function (guadagno di funzione)» dove non siano possibili controlli scientifici rigorosi. Una misura che – osserva Adriano - ridurrebbe drasticamente i potenziali incidenti di laboratorio che coinvolgono la ricerca sul guadagno di funzione come quella condotta sui coronavirus dei pipistrelli in Cina dall'EcoHealth Alliance e dall'Istituto di virologia di Wuhan. Una misura voluta da Jay Bhattacharya, il nuovo direttore del National Institute of Health. Ecco perché, mentre ci si diletta con la fotografia di Papa Donald, la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, annuncia un piano da 500 milioni di euro per attirare i ricercatori, ma soprattutto i fondi Usa e le tecnologie americane di ricerca che finora erano finite altrove. Nello stesso giorno in cui arriva il freno per la ricerca considerata più «rischiosa» - conclude - il governo Usa lancia una piattaforma di nuova generazione per vaccini universali contro i virus a rischio pandemia come l’influenza aviaria H5N1 e coronavirus tra cui Sars-CoV-2, Sars e Mers. Un’iniziativa del segretario Robert F. Kennedy Jr, ma non doveva essere un “no vax”?
 
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