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Oltre i confini della Chiesa
Sintesi degli editoriali dei principali quotidiani
Redazione InPiù 05/05/2025

“Gli elettori della Sistina sanno di avere una responsabilità che va oltre i confini della Chiesa cattolica”. Lo scrive Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera: “Provengono da 71 Paesi, talvolta remoti. Un Conclave multipolare come il pianeta lacerato da una cinquantina di conflitti per lo più ignorati—la «terza guerra mondiale a pezzi» di cui parlava Bergoglio—, minacciato dai cambiamenti climatici, segnato dalla tragedia delle migrazioni e tentato dal fascino oscuro dei dispotismi, dalle soluzioni facili e illusorie offerte dai populismi di segno opposto. Per questo, nelle considerazioni scambiate dentro e fuori le congregazioni generali, ricorre fra i cardinali la consapevolezza che non è il momento di dividersi, anche per offrire al mondo un esempio di convivenza delle differenze. Certo non è facile. «Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze» aveva scritto Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium, il suo programma all’inizio del pontificato, quello che fece gridare alcuni al «Papa comunista». Ma la scossa di Bergoglio – sottolinea l’editorialista - ha conosciuto resistenze feroci, anche dentro la Chiesa. In questi giorni ciascun cardinale, durante le congregazioni generali, è intervenuto a presentare la situazione della propria chiesa, della terra in cui vive. Ne è risultato un quadro che abbraccia i sette continenti e un miliardo e quattrocentomilioni di fedeli, con tutte le differenze che distinguono ad esempio il Nord e il Sud del mondo ma anche alcuni punti in comune. È il quadro in base al quale si definisce il profilo dell’uomo che dovrà guidare tutto questo. Un uomo, si dice, capace anzitutto di tenere assieme e comporre le differenze. Che abbia la capacità pastorale del predecessore e insieme sia più rassicurante sul piano della dottrina. Un Papa che non agisce da solo, ma si serve della Curia romana e delle strutture al suo servizio. E infine – conclude - considerata la situazione del mondo, dotato di una visione planetaria: che sappia cogliere «i segni dei tempi» ma anche leggere la realtà concreta del presente nelle sue sfumature geopolitiche. Un compito quasi impossibile, tutto sommato”.
Stefano Folli, la Repubblica
Stefano Folli su Repubblica parla degli equilibri interni alla destra europea: “A Bucarest la destra rumena, attraverso il suo candidato Simion, un clone dello squalificato Georgescu, non ha ancora conquistato il potere, ma le manca davvero poco. Quando accadrà, sarà un evento in grado di modificare gli equilibri in Europa, anzi l’onda d’urto ha già cominciato a farsi sentire. E si capisce. Dopo l’Ungheria di Orbán e la Slovacchia di Fico – scrive l’editorialista - assistere alla Romania che scivola su una linea pro-Mosca, ostile all’Ucraina, non meno che a Bruxelles, e diffidente verso la Nato di cui pure fa parte, è abbastanza inquietante. Forse per capire se Putin sta vincendo o perdendo il suo azzardo in Ucraina è meglio guardare cosa succede lontano da Kiev, nell’arcipelago dei Paesi vicini alla Russia, oggi attratti da una miscela di populismo e nazionalismo senza precedenti se non nel passato remoto. S’intende che il cemento in grado di unire i fili e di riassorbire tutte le contraddizioni è l’ammirazione verso Donald Trump. La domanda a questo punto investe la Germania e subito dopo, per un nesso logico, riguarda l’Italia di Giorgia Meloni. La Germania sta entrando proprio in queste ore nell’era del nuovo cancelliere Merz. Ed è tentata dal risolvere il problema della AfD, l’opposizione di estrema destra, per vie legali. E’ difficile credere che oggi una misura del genere possa applicarsi senza conseguenze sociali a un partito che raccoglie tra il 20 e il 25 per cento del consenso popolare. Eppure i Popolari tedeschi, la Cdu-Csu, non possono affrontare un credibile progetto di governo se non mettono un freno al dilagare dell’estrema destra. Dovrebbero farlo con mezzi politici, è ovvio, ma c’è da capire se ne saranno capaci. Quello che accade in Romania, un Paese povero simile ai lander tedesco-orientali da cui prese il via l’ascesa di AfD, complica qualsiasi programma a media scadenza. Ecco perché almeno una parte della Cdu chiede alla premier Meloni e a Fratelli d’Italia di non fornire alcuna sponda agli estremisti romeni. I rumeni di Simion appartengono allo stesso gruppo europeo (Ecr) di cui la forza principale è Fratelli d’Italia. Senza una cesura netta – conclude - il rischio è che si crei una massa critica dalle conseguenze destabilizzanti”.
Alessandro Arduino, La Stampa
“Il presidente cinese Xi Jinping sarà a Mosca dal 7 al 10 maggio per assistere alla cerimonia e incontrare Vladimir Putin”. Alessandro Arduino sulla Stampa parla dell’’asse tra Mosca e Pechino che allontana la pace’. “Oltre alla parata militare – scrive l’editorialista - la visita servirà a rafforzare l’intesa politica ed economica tra Cina e Russia. La terza visita a Mosca di Xi dall’inizio della guerra in Ucraina non lascia dubbi: Zhongnanhai e il Cremlino, pur con toni diversi, marciano nella stessa direzione. Sul tavolo anche nuovi accordi economici, in continuità con il partenariato strategico sempre più stretto tra Pechino e Mosca. L’incontro consolida ulteriormente i rapporti personali tra i due presidenti segno di una relazione che, tra dichiarazioni ufficiali e interessi concreti, si fa sempre più solida. Un elemento esterno però potrebbe influenzare l’atmosfera dell’incontro: il piano di pace evocato da Donald Trump, che include un possibile ruolo della Cina in una futura forza di peacekeeping. L’idea, sebbene ancora vaga e senza dettagli concreti, ha attirato l’attenzione soprattutto perché gli Stati Uniti faticano a coinvolgere Putin in un processo di pace, nonostante abbiano ventilato concessioni territoriali ancor prima di avviare una trattativa. Persino Trump, che in passato aveva promesso una soluzione rapida del conflitto, comincia ora a mostrare incertezze, ammettendo che una pace tra Russia e Ucraina potrebbe non essere così semplice da raggiungere. Nel frattempo, la Cina continua a proclamare neutralità nel conflitto, appellandosi al proprio principio della non interferenza. Tuttavia, il sostegno economico a Mosca è evidente. Nonostante l’equilibrismo geopolitico cinese risulti sempre più difficile da sostenere, Pechino respinge tutte le accuse come «infondate» e ribadisce la propria neutralità. Dall’altra parte dell’oceano, Donald Trump torna a parlare di pace alternando promesse e minacce di ritorsioni, con la consueta inclinazione a stravolgere i tavoli negoziali. L’idea di una forza di peacekeeping a guida cinese – conclude Arduino - potrebbe anche stuzzicare Pechino, se non fosse che Putin non ha alcuna urgenza di trattare: l’economia di guerra regge, l’offensiva prosegue e Xi continua a garantire sostegno economico”.
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