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Valditara: «Lezioni sul gender? Decidono i genitori che cosa si insegna ai figli. Lo dice la Costituzione»
Gianna Fregonara, Corriere della Sera, 3 maggio 2025
Redazione InPiù 03/05/2025

«C’entra. Con la circolare sui compiti invito i docenti a tenere conto delle esigenze della persona dello studente, intorno a cui ruota la scuola. L’alunno ha il dovere di studiare ma anche il diritto di programmare i propri impegni di studio contemperandoli con le attività extrascolastiche. E poi c’è l’articolo 30 della Costituzione che stabilisce che l’educazione è un diritto e un dovere innanzitutto dei genitori. La norma sul consenso informato per le iniziative che riguardano l’educazione sessuale rispetta questo principio». Perché per rimarcare questo principio ha scelto di partire dall’educazione sessuale, che nelle scuole non è prevista come disciplina, e non da altre materie più centrali. «Perché un conto è l’istruzione, che è compito innanzitutto della scuola e riguarda l’insegnamento dell’italiano, della storia o della matematica. Un altro è l’educazione che tocca temi valoriali sensibili dove famiglia e scuola devono dialogare in nome di un sano pluralismo con l’unico vincolo del rispetto dei principi costituzionali. Non si può obbligare uno studente a seguire corsi che possono presentare il rischio di una caratterizzazione ideologica. Chi non è d’accordo con questi corsi, potrà seguire lezioni alternative. Non è nemmeno opportuno che teorie complesse come quelle sull’identità sessuale siano spiegate nella scuola dell’infanzia e alla primaria dove i bambini non sono ancora strutturati». Gli insegnanti dovranno chiedere il permesso ai genitori anche se affrontano questi temi nelle ore di scienze o educazione alle relazioni? «No. Nelle indicazioni nazionali prevediamo tra gli obiettivi didattici la conoscenza del corpo umano, e dunque le differenze sessuali fra uomo e donna, la riproduzione, il concepimento. Questo verrà insegnato a scuola per tutti gli studenti. L’educazione al rispetto per la donna e a relazioni corrette non ha poi nulla a che vedere con le teorie sulla sessualità: l’abbiamo anzi inserita per la prima volta come vero e proprio obbiettivo di apprendimento, obbligatorio per tutti, nelle nuove linee guida sulla educazione civica. Quello per cui si deve informare dettagliatamente le famiglie, richiedere il consenso scritto, offrire lezioni alternative, prevedere professionisti di comprovata caratura scientifica (e non associazioni che vogliono indottrinare i giovani) sono per esempio tutte le iniziative dove si afferma che non esisterebbe un codice binario uomo/donna». Per cui decidono i genitori cosa i figli possono ascoltare. «Applichiamo la Costituzione che attribuisce ai genitori il compito di educare i figli minorenni». Anche per i compiti lei è venuto incontro alle richieste dei genitori e degli studenti. Non c’è il rischio che le scelte dei professori e la loro autorevolezza finiscano per essere messe in discussione nelle chat dei genitori? «La mia circolare va in senso opposto: migliorare la collaborazione tra scuola e famiglie, ciò serve anche a garantire l’autorevolezza dei docenti in un clima di reciproco rispetto. Esprime inoltre un indirizzo pedagogico volto a consentire ai ragazzi di potersi formare nella loro personalità attraverso attività che non siano solo scolastiche. La Cgil dice che viola l’autonomia scolastica, ma l’autonomia deve essere al servizio della persona. In questo senso va anche l’iniziativa che prevede che i genitori di uno studente con disabilità, se il figlio ha instaurato un buon rapporto con il docente supplente di sostegno, possano chiedere la continuità didattica». Nel provvedimento è previsto l’arresto in flagranza di chi aggredisce i professori. Sono aumentati i casi? «Sono in diminuzione le aggressioni da parte degli studenti, aumentano quelle degli adulti. Nessuno deve toccare un docente o un preside. La norma, che si estende alla quasi flagranza, serve a tutelare l’autorità dei docenti». Che altre novità ci sono? «D’intesa con il ministro Calderone rendiamo permanente l’assicurazione contro gli infortuni per il personale scolastico e per gli studenti, introdotta nel 2023. Infine dal 2026 per gli istituti tecnici si potrà cominciare l’alternanza scuola lavoro già in seconda per chi ha compiuto 15 anni». Non è un po’ presto? «Abbiamo dato attuazione alla norma del Pnrr ereditata dal governo Draghi».
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